lunedì 7 giugno 2021

Johannes Chrysostomus Wolfgang Teophilus Mozart (6/6)

 

Vitalità

Barth: “Egli non ha mai saputo che cosa fosse il dubbio... la sua musica pare provenire da un’altezza dalla quale (lassù si sa tutto!) è possibile contemplare insieme, nella loro realtà ma anche nei loro limiti, l’aspetto luminoso e quello oscuro dell’esistenza... Egli metteva in musica la vita quale in realtà è, nei suoi aspetti contraddittori... Mozart è universale... il suo interesse pare rivolgersi a tutti in eguale e piena misura... neppure gli avvenimenti politici del suo tempo, fra i quali si segnalava lo scoppio della Rivoluzione francese, lo hanno toccato e preoccupato sensibilmente... La musica di Mozart, a differenza di quella di Bach, non è un messaggio e non è, a differenza di quella di Beethoven, una confessione autobiografica... Mozart non vuol dire nulla, ma soltanto cantare e suonare... non si propone neppure di proclamare la lode di Dio; ma in realtà è questo che fa... nella musica sacra di Mozart è possibile riconoscere la chiesa e il mondo nella loro diversità solo relativa, nella loro conclusiva omogeneità”.

Von Balthasar: “Tutto questo non è barocco. E’ semplicemente cristiano. Ma dove sta la confessione del peccato? Si deve dire: per questa volta, nella confessione della grazia. E dove il timore di Dio? Per questa volta, esso vive nascosto nella fiduciosa speranza della redenzione. Infine, tutto termina pur sempre nel brivido del Requiem: frammento misterioso, con il quale si spezza la voce che aveva tanto esultato. Ma quanto più trascorre il tempo, tanto più chiara quella voce si libra in alto, al di sopra di altre voci - che sembravano di egual valore, ma ora rimangono indietro, impallidiscono, invecchiano, forse addirittura cadono rivelando l’artifizio. Si deve ammetterlo: su Mozart non si è ancora posato un granello di polvere”.

Kung: “La musica di Mozart non racchiude un messaggio religioso come quella di Bach, non è una confessione autobiografica come quella di Beethoven o di Bruckner, meno che mai è una musica programmatica come quella di Listz o di Wagner. Mozart, di per sé, nelle sue opere, nel Flauto magico, non vuole insegnare o fare del moralismo... Egli esprime una convinzione religiosa per così dire naturale, derivante da una tradizione plurisecolare, una fede in Dio, nella sua provvidenza e nella vita eterna, che in Mozart non deve essere conquistata continuamente con rigore luterano attraverso incessanti lotte e conflitti di coscienza, ma che, anzi, relativamente premunita perfino contro la moderna critica della religiose, è assolutamente compatibile anche con l’irrisione del clero e della Chiesa e infine anche con gli ideali umanistici massonici”.

Barth: “Caro Signor Maestro di cappella e Compositore di corte... con la sua dialettica musicale nell’orecchio si può essere giovani e invecchiare, lavorare e riposare, esser lieti e tristi: in una parola, si può vivere. Ora Lei sa assai meglio di me che per vivere occorre ben altro che la migliore musica. Eppure certa musica, più di altra, aiuta gli uomini a vivere... e nella Sua musica Lei vive ancora... Forse gli angeli, quando sono intenti a rendere lode a Dio, suonano musica di Bach, ma non ne sono del tutto sicuro; sono certo, invece, che quando si trovano tra di loro suonano Mozart ed allora anche il Signore trova particolare diletto nell’ascoltarli”.

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