venerdì 24 gennaio 2020

Economia dei lavoretti



L’economia dei lavoretti (gig economy) è sempre più diffusa in Italia. Questi lavoratori (gig workers) sarebbero 600 o forse700mila. Corrispondono all’1,6% della popolazione in età lavorativa. L’incontro tra domanda e offerta di lavoro avviene su piattaforma digitale. Alcuni lo scelgono per esigenze personali di flessibilità. Per la maggior parte si tratta di una forma di lavoro precario. Per 140mila i lavoretti sono l’unica loro attività. Per 350mila invece si tratta di un secondo lavoro. Oltre 100mila disoccupati hanno svolto qualcuno di questi lavoretti. Uno su tre di questi lavoratori utilizza strumenti di lavoro: bicicletta, scooter, automobile, casa. Metà di questi lavoratori lavora meno di 5 ore a settimana. Uno su quattro di quelli che fanno solo lavoretti, lavora più di 30 ore a settimana (quasi un lavoro a tempo pieno). Il salario medio è di 8euro all’ora. Metà dei lavoratori guadagna meno del salario minimo (che è di 9 euro l’ora). Alcuni di loro guadagnano 1 o 2 euro l’ora. I sindacati stanno cominciando a muoversi per contrastare l’abuso dei contratti atipici, promuovere l’attività sindacale tra i gig workers, migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei lavoratori delle piattaforme digitali. Un esempio è il contratto della logistica che ha disegnato regole per i rider (fattorini della ristorazione in bicicletta o motorino) nell’ambito del lavoro subordinato (sotto padrone).

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