Dalla collina morenica,
dov’è l’antico acquedotto
in primavera correvamo
lungo la discesa, crollavamo
nell’erba profumata.
Costruivamo capanne
tra i rami d’autunno.
Mangiavamo semi
di carruba, baccelli
marrone scuro
L’estate supini guardavamo
le nuvole galoppare nel cielo,
succhiavamo paciughi,
efflorescenti fustelli
verdi dolci tenaci.
L’inverno slittavamo
il pendio, teli di plastica
nera solcavano
la bianca distesa.
Meraviglie di bambino.
E partite di pallone
su un impossibile
campo pendente,
bastoni o golfini
per pali da porta.
E uccelli insetti bisce,
guerre tra bande
ed erotiche esplorazioni
del femminile.
Quanto a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un dorso di monte, che io ho conquistato (Genesi 48,22)
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