giovedì 27 ottobre 2022

Ebrei a Como e dintorni


 

Le prime comunità nacquero intorno al 1387. Gli ebrei fuggivano dalle violente persecuzioni scoppiate in Germania a seguito dell’epidemia di peste nera del 1348. Giunti in Lombardia ottennero una sinagoga e un cimitero fuori città.

Nel 1435 un gruppo di ebrei chiese di risiedere a Como e di aprire un banco di prestito nei pressi della parrocchia di san Fedele. Nel 1479 fu chiesto al Duca di Milano di allontanare una famiglia di ebrei di Como: in una casa in affitto in “contrada de funtanela” si tenevano le “sinagoge, consilij et tractamenti ebraici soliti a fare”. Nel 1488 si tenne a Milano un processo contro gli ebrei che terminò con 9 condanne a morte. Negli atti del processo si menziona anche Mandello. Gli imputati gestivano banchi di prestito o svolgevano attività commerciali. Tutti conoscevano la Bibbia e il Talmud, il Mishnè Torà di Maimonide, gli Arbà Turim di Ia’acov ben Asher e i commenti di Rashì. Nel 1490, in contrada san Raffaele a Milano, vennero bruciati sul rogo 172 volumi esaminati nel corso del processo. Per un certo Salomone da Como la pena fu commutata nel pagamento di 19 mila ducati.

La presenza ebraica nella Lombardia settentrionale fu contrastata dalla predicazione antisemita. In particolare ad opera del beato Michele Carcano (1427-1484), nato a Lomazzo da una famiglia originaria di Bregnano, e divenuto francescano nella basilica di S. Croce in Como. Costui portò in molte città i Monti di Pietà e attraverso le opere pie contribuì alla fondazione degli ospedali maggiori di Milano e Como. Nei suoi sermoni minacciava la scomunica per le città che avrebbero ospitato prestatori di denaro ebrei. Il vescovo di Trento lo incaricò di diffondere nei territori della Repubblica di Venezia il culto di san Simonino.

Nel 1540 il proprietario del banco di prestito di Como era Raffaele da Pizzighettone, che sfuggì alla persecuzione e all’espulsione del 1557. L’anno successivo il banco venne rilevato dalla famiglia Sacerdote e trasferito nella parrocchia di san Giacomo, nei pressi del palazzo dei Consoli di Giustizia dei Mercanti. Nel 1594 in un documento si legge che gli ebrei erano stati cacciati “già più di vinti anni sono, con qualche spesa e travaglio”.

Al centro di Brivio, sulle sponde del lago di Como, c’è una “piazzetta della Sinagoga”. Vi si accede da via Cesare Cantù attraverso un arco. Probabilmente era all’interno di un piccolo ghetto. Nel centro storico di Brunate c’è una “curt di Ebrei”. Ad Agra, in Valganna in provincia di Varese, c’è una “corte degli ebrei”, a Ghirla c’è una scritta “al ghetto”, mentre al paesino di Due Cossani esiste una “corte dei giudei”. Ad Abbiate Guazzone dal 1956 al 1958 ci sono menzioni di un oratorio ebraico attivo per le feste del capodanno ebraico. All’epoca era “l’unico oratorio privato stabile esistente in Italia”.

In ebraico il cimitero è la “casa dei viventi” (bet ha-chajìm), un giardino della memoria. Molte lapidi presentano un unico testo ebraico, una sigla, formata dalle lettere tav, nun, tzade, bet, he. È un acrostico che significa “possa la sua anima essere ben custodita nel fascio della vita” (tihje nismato – al femminile nismatà – tzurà bitzror ha-chajìm). Spesso si trovano una forma abbreviata del decalogo, citazioni dallo Shemà Israel e dalla donna forte dei Proverbi, versetti dei Salmi e del libro di Giobbe. Ad Agra c’è una lapide ebraica nei pressi del cimitero cattolico.

A Como, in via Carlo Maderno nella frazione di Monte Olimpino, sorge un cimitero ebraico ancora in uso. Si trova in una zona lontana dal lago e vicina al confine con la Svizzera, a ridosso della formazione montuosa della Spina Verde, nei pressi dell’uscita omonima dell’autostrada dei Laghi. Si tratta di un’area di circa 200 metri quadri, all’estremo del secondo gradone del cimitero, raggiungibile dall’interno tramite un piccolo cancello sempre aperto e dalla strada attraverso un portone in metallo grigio. Le 29 tombe (3 doppie) sono rivolte verso Gerusalemme. Le lapidi riportano nomi e cognomi, titoli onorifici, date di nascita e morte, stella di Israele o candelabro a sette braccia. La richiesta del cimitero, da parte di alcune famiglie residenti a Como, risale al 1951. La mediazione dall’avvocato Giuseppe Ottolenghi, nonché la disponibilità delle famiglie ebraiche a finanziare parte delle spese, condusse in 2 anni alla concessione perpetua dell’area. La diminuzione della presenza ebraica in Como va di pari passo con il trasferimento di alcune salme in Israele.

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