Lo scorso mese di ottobre papa Francesco ha aperto il processo sinodale della chiesa cattolica. Attualmente sta avvenendo la consultazione delle diocesi che culminerà con la pubblicazione di uno strumento di lavoro. Si tratta della fase di ascolto dal basso della gente ed è la principale novità introdotta dalla riforma del Sinodo dei vescovi voluta da papa Francesco. A settembre si aprirà l’esame dello strumento alla luce delle particolarità culturali di ogni continente.
I laici devono gettare la maschera e vincere i timori che spesso impediscono di dire le cose come stanno.
Tornano profetiche alcune parole di Paolo De Benedetti: “Il compito più urgente per la Chiesa è quello di darsi il coraggio della parrhesia (sincerità, franchezza): una parrhesia interna, non verso il mondo. C'è un rischio nella parrhesia? Certo c’è, ma non sarebbe una buona cosa una chiesa che non vuole rischiare. La disputa tra Paolo e Pietro (Atti degli Apostoli 15, Lettera ai Galati 2) non sarebbe rimasta nel Nuovo Testamento, se il canone neotestamentario fosse stato competenza della Congregazione per la dottrina della fede. E se, esclusa dal canone, fosse stata riferita (spostiamo lo scenario, per comodità, al giorno d'oggi) dai giornali, qualche foglio cattolico e qualche vescovo avrebbe parlato di certa stampa, di giornali laicisti, di ricerca del sensazionalismo a ogni costo. Non so se a questo punto Paolo avrebbe dichiarato (mi pare proprio impensabile) di essere stato frainteso; le riviste teologiche avrebbero parlato poco della faccenda, e alcuni episcopati avrebbero mandato a Cefa la conferma della loro fedeltà".
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