Per la fede cristiana la relazione con il popolo ebraico è unica e particolare. La fede ebraica non è una delle tante religioni al mondo, ma è la fede dell'ebreo Gesù.
Tantomeno le Chiese si possono pensare in termini antitetici e sostitutivi nei confronti del popolo ebraico. La lettura tipologica dell'Antico Testamento è pericolosa: l'attraversamento del mar Rosso non è semplicemente il simbolo del battesimo.
Sergio Quinzio segnalava il problema: "La mia impressione è che la Chiesa conservi in sé due anime: un'anima tradizionalmente antisemita, anche se l'antisemitismo dei Papi o di Pascal o di Lutero non è l'antisemitismo di Hitler, intendiamoci bene, comunque un atteggiamento in cui il popolo nuovo eletto è la Chiesa, il nuovo Israele, e questa è una posizione che la Chiesa ha tenuto costanemente. Allora gli ebrei che cosa rappresentano? Una testimonianza, nella stessa dispersione, nella diaspora, di questo mancato riconoscimento del Messia da parte del popolo ebraico. Questa è la teologia tradizionale durata per secoli, per millenni. A un certo punto il cattolico sente che questa teologia non è più accettabile perché porta a un giudizio grave nei confronti degli altri, porta ad emarginare una tradizione, una popolazione. E che si fa? Si cancella la teologia dell'ebraismo precedente ma non si sa che cosa mettere al suo posto".
Paolo De Benedetti indicava nella relazione del cardinale Carlo Maria Martini tenuta al colloquio dell'International Council of Christians and Jews di Vallombrosa del luglio 1984 il primo fondamentale abbozzo di ecclesiologia in materia. Oggi quel testo lo si può rileggere in "Fratelli e sorelle. Ebrei, cristiani, musulmani" edito da Bompiani.
Il popolo ebraico è una realtà vivente ancora oggi, il giudaismo non è terminato con la distruzione del secondo tempio e, se necessario, Auschwitz è lì a ricordarcelo.
La fede di un popolo che da tre millenni vive e studia (Esodo 24,7) in continuazione gran parte di quella che anche per i cristiani è Scrittura sacra, non difetta di nulla e anzi non può che favorire una maggiore autocomprensione della natura e della missione della Chiesa, nonché del senso della fede cristiana.
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