Shtisel è una serie tv israeliana di successo mondiale che narra con intelligenza, ironia e naturalezza, la vita quotidiana di una famiglia di ebrei “ultra-ortodossi” in un quartiere di Gerusalemme. Gli haredim (letteralmente: “tremanti” di fronte a Dio) sono in realtà “ultra-praticanti” perché applicano i precetti della Torah in forma più stretta di molte altre correnti dell’ebraismo. Come tutte le società umane che decidono di vivere secondo un obiettivo condiviso, quello haredi (al singolare) è un mondo molto strutturato e chi sceglie di farne parte deve accettarne le regole. Gli haredim, ad esempio, hanno cellulari e computer abilitati a operazioni limitate, preferibilmente senza l’utilizzo di Internet, e anche la televisione non è apprezzata.
Gli attori che recitano in Shtisel hanno trascorso giorni e notti a confronto con gli abitanti dei quartieri haredi di Gerusalemme per apprendere un certo modo di parlare, muoversi, gesticolare, annuire e perfino respirare. Nella serie tv, sottotitolata in italiano, essi parlano ebraico e principalmente yiddish, una lingua nata dalla commistione di alto tedesco ed ebraico, piena di vocaboli slavi ed ebraici. Attraverso di loro gli autori di Shtisel sono riusciti a raccontare in modo affascinante un mondo complesso mediante un linguaggio ricco di sfumature e allusioni, pur utilizzando una lingua diretta e dal sapore arcaico qual è l’ebraico.
Uno dei membri della famiglia Shtisel è il patriarca Shulem, un uomo di fede disincantato e amaro, un ortodosso per nulla folcloristico. Le circostanze drammatiche in cui vive fanno di lui un personaggio estremamente umano, capace di sentimenti estremi di rabbia, tristezza, felicità e fede. Tendenzialmente Shulem rifiuta alcuni aspetti mondani, ma poi si arrende accettandoli, quindi ci si affeziona e finisce per patirne la perdita. Egli non è principalmente un haredi, quanto piuttosto un “uomo” haredi, dove l’essere umano viene prima della sua fede. In questo senso Shtisel non racconta la vita degli haredim, ma più in generale i conflitti e i legami tra le persone.
La serie tv ruota attorno a due elementi fondamentali: la famiglia e i rapporti tra gli esseri umani. Uno dei figli di Shulem è un giovane con un grande talento per il disegno che vive un conflitto interiore e generazionale a causa della contrarietà dell’ebraismo alle raffigurazioni. Una nuora di Shulem deve lottare con il marito e la famiglia per comprarsi un’automobile, considerato un mezzo superfluo persino per gli uomini. Eppure nelle comunità haredi sono le donne che lavorano e mantengono la famiglia, perché gli uomini sono impegnati a tempo pieno nello studio.
Quella vissuta dagli attori protagonisti della serie tv è una singolare condizione di “esilio”. Essi sono infatti tutti ebrei liberali, spesso provenienti da famiglie profondamente e convintamente laiche e, in alcuni casi, anche antireligiose. La loro professionalità li ha condotti a connettersi al mondo interiore degli haredim, che si rifiutano di recitare e comparire in tv o al cinema. Il risultato è che la magia dell’incontro tra il mondo laico e quello ortodosso contagia gli spettatori e, tra essi, persino gli haredim che considerano Shulem “un vero ortodosso che abita a Gerusalemme”.
L’attore Dov Glickman, che interpreta Shulem Shtisel, narra che un giorno, in un ristorante di Parigi, un gruppo di donne musulmane si avvicinarono al suo tavolo per chiedergli se fosse lui uno dei protagonisti di “Shtisel”. Glickman si stupì che l’avessero riconosciuto, ma soprattutto fu impressionato dal fatto che avessero visto la serie tv. Scoprì così che anche in Libano la serie tv aveva riscosso un successo straordinario.
Quanto a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un dorso di monte, che io ho conquistato (Genesi 48,22)
martedì 15 febbraio 2022
Shtisel: 3 stagioni su Netflix
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