giovedì 17 giugno 2021

Un pentagramma ebraico (4/6)

 

Talmud

La qehillah si connota in maniera più laica della corrispondente ekklesia, o comunità cristiana, già solo perché lo studio della Torah e delle interpretazioni tradizionali del Tanakh è più importante della preghiera. Frequenti sono le immagini, dipinti o film, in cui un uomo, più raramente una donna, siede a un tavolo su cui è aperto un grosso volume che è letto sottovoce a lume di candela. In epoca moderna gli ebrei hanno spesso studiato la notte, dopo aver trascorso la giornata nei campi o nelle fabbriche. Lo studio tuttavia non è occupazione principalmente solitaria. Lo studioso è spesso un talmid chakham, cioè il discepolo di un sapiente, che fin dall’infanzia impara a studiare in piccoli gruppi. Il continuo aggiornamento della tradizione avviene attraverso la discussione. Ecco una delle Storielle ebraiche raccolte da Ferruccio Folkel (Rizzoli, Milano 1988). Protagonisti sono due ebrei dell’Europa orientale, Moshele (Mosè) e Shmul (Samuele), che discutono sul significato del termine Talmud.

"Moshele, tu che sei stato alla yeshivah, ovvero alla scuola di studi talmudici, sai spiegarmi che cos'è il Talmud?"

"Te lo spiego con un esempio, Shmul, e ti pongo ima kasheh, cioè una domanda, un quesito e anche un enigma. Due cadono attraverso il camino. Uno si sporca tutto di fuliggine, l'altro rimane pulito... quale dei due si laverà?"

"Quello sporco, naturalmente."

"Sbagliato. Quello sporco vede quello pulito; dunque pensa di essere pulito anche lui. Quello che è invece pulito vede quello sporco e pensa di essere anche lui sporco; dunque si laverà... Ti pongo una seconda kasheh: i due cadono una seconda volta attraverso il camino, chi andrà a lavarsi?"

"Bè, adesso lo so: quello pulito."

"Che errore! Lavandosi, quello pulito ha notato di essere pulito; quello sporco ha invece capito il motivo per cui quello pulito si è lavato; e dunque adesso si lava finalmente quello che ne ha davvero bisogno... Ti pongo una terza kasheh: i due cadono per la terza volta nel camino: chi dei due si laverà?"

"Basta! Sempre quello sporco, non si può sbagliare."

"Nuovo errore. Hai mai visto due che cadono nello stesso camino e che poi uno sia pulito e l'altro sporco? Vedi, questo è il Talmud."

Il Talmud è la codificazione della Torah orale che si è resa necessaria nei primi secoli d.C. quando sia Gerusalemme che il tempio furono distrutti dai romani, la preghiera occupò il posto dei sacrifici di animali e gli studiosi, i cosiddetti rabbini, sostituirono la classe sacerdotale. Nel Talmud le discussioni tra gli studiosi sono spesso riportate come se fossero stenografate. Il testo si presenta in due versioni: la gerosolimitana e la babilonese. Quella di Gerusalemme è la minore, mentre la versione più importante è quella della diaspora.

A differenza dei teologi cristiani, gli studiosi ebrei amano raccontare storie, seguendo l’esempio della Bibbia. Nel Talmud racconti fantasiosi, proverbi, indovinelli e poesie costituiscono la haggadah, ovvero la parte narrativa. Una massima rabbinica consiglia a chi vuol conoscere l’Uno, cioè Dio che con la sua voce ha creato il mondo, di studiare l’haggadah. Nel giorno più importante dell’anno liturgico ebraico, durante la cena di Pesach, la Pasqua ebraica, davanti alle azzime e alle erbe amare, gli ebrei leggono e si commentano una haggadah, un racconto dell’esodo dall’Egitto diverso da quello biblico. Ecco un breve commento tratto da una Haggadah di Pesach curata da Lea Campos Boralevi e Riccardo Disegni (Ricordare per essere liberi. Federazione giovanile ebraica d’Italia, Trieste 1974): “Il nostro bicchiere di felicità non può essere stracolmo, se la nostra libertà ha comportato ima tragedia per altri, siano essi pure nostri acerrimi nemici. La letteratura midrashica racconta che, dopo il miracolo del passaggio del Mar Rosso, gli angeli avrebbero voluto aggiungere le loro voci a quelle dei figli d’Israele nel canto della vittoria, ma Dio glielo impedì con queste parole: Come potete cantare, mentre i Miei figli stanno morendo? I flutti stanno inghiottendo le Mie creature, e voi volete intonare un cantico?”. Oggi la haggadah è l’unico classico della letteratura ebraica ampiamente illustrato ed è, probabilmente, il più stampato dopo la Bibbia.

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