Farsi un’idea dell’attuale consistenza del popolo ebraico è abbastanza semplice. Dopo la Shoah, la catastrofe che nel XX secolo fece sei milioni di vittime, gli ebrei nel mondo sono oggi circa venti milioni concentrati in Israele e a New York e sparsi altrove. In Italia gli ebrei sono circa trentamila di cui quindicimila a Roma, diecimila a Milano e il resto sparsi soprattutto nelle cittadine del centro-nord (Firenze, Torino, Venezia, Livorno...). Gli ebrei di Milano, per esempio, fanno capo alla Comunità ebraica locale e si distribuiscono su una dozzina di sinagoghe. Oggi gli ebrei non raggiungono neppure l’1% della popolazione mondiale. Lo Stato ebraico e la diaspora costituiscono i due poli dell’ebraismo mondiale.
Al di là della rilevanza numerica c’è l’enorme contributo dato dagli ebrei alla fede cristiana e alla cultura occidentale. Sergio Quinzio, finanziere divenuto saggista e commentatore della Bibbia, in un suo libro intitolato Radici ebraiche del moderno (Adelphi, Milano 1990) ha rintracciato la fonte biblica o ebraica di molte espressioni della cultura occidentale. Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano tornato agli studi a Gerusalemme, ha raccolto nel libro Israele, radice santa (Centro Ambrosiano - Vita e pensiero, Milano 1993) una serie di interventi sul debito del cristianesimo nei confronti di Israele e sull’utilità di una riscoperta dell’ebraismo da parte delle chiese. Parte di quegli interventi compaiono ora in Verso Gerusalemme (Feltrinelli, Milano 2002).
Su un pentagramma è possibile “scrivere la musica” dell’ebraismo. I cinque gramma o segni sono le parole ebraiche Torah, Israel, Talmud, Musar e Shabbat. Lucio Pardo, già ingegnere e docente di ebraismo presso lo Studio teologico domenicano di Bologna, ha intitolato un suo libro Limud, Limudì, uno studio, il mio studio (EDB, Bologna 1999). L’ebraismo è una realtà variegata al limite dell’individuale, ma ogni ebreo che vuole definirsi tale deve fare i conti con questo pentagramma.
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