Strana parabola quella di Steven Demetre Georgiou. Quasi il sogno di una notte di mezza estate. Nasce a Londra il 21 luglio 1948. Il padre è un immigrato greco di Cipro. La madre è inglese di origini svedesi. Gestiscono un ristorante nel cuore del West End. Vita notturna all’ombra della luna. Steven è l’ultimo di tre figli e fin da piccolo si distingue per vitalità artistica. Cresce servendo ai tavoli, dipingendo e ascoltando musica, da Nina Simone a Buddy Holly, da Little Richard a Leadbelly. Dagli States arriva in Europa il rock’n’roll. La prima volta che i Beatles raggiungono la vetta della classifica Steven riceve in regalo dal padre una chitarra. Comincia così, in modo classico, la carriera di un folksinger che lascerà il segno nelle cronache e nel cuore di molti appassionati.
Il successo arriva subito con un paio di dischi ben integrati nello star system dell’epoca. Poi gli anni ’60 volgono al termine e il mito del festival di Woodstock comincia a sgretolarsi. Nello stesso anno muoiono Janis Joplin, Jimi Hendrix e un ragazzo di colore per mano degli addetti alla sicurezza durante un concerto dei Rolling Stones. Qualche anno prima un esasperato Bob Dylan si congeda da rockstar per un incidente di motocicletta. Cat Stevens si ammala di tubercolosi e in ospedale ascolta Bach. Quando riprende a suonare predilige l’acustica. Infila tre dischi che contengono canzoni che il grande pubblico conosce ancora oggi: Father and son e Wild world su tutte. La sua è una poetica del disagio (“l’ombra della luna”) e della responsabilità (“dove giocheranno i bambini?”) per una società che evolve troppo rapidamente a discapito dei più deboli.
La crisi esistenziale comincia a riflettersi sulla vena artistica. Sorge l’esigenza di un percorso spirituale (“Budda e la scatola del cioccolato”). Nel 1978 il fratello torna da Gerusalemme con un Corano e Steven diviene musulmano. Il suo nome cambia ancora e diventa Yusuf Islam. Nella sua radicalità di neoconvertito Yusuf abbandona la musica. Sposa Fawzia Ali nella moschea di Regent’s Park a Londra. Grazie a Dio, è proprio il caso di dirlo, sarà uno dei suoi figli a riportare a casa un vecchio disco dei padre. Tre anni fa Yusuf torna con il bellissimo disco An Other Cup. Un disco che parla di Dio, di pace, dell’oceano nel quale Cat Stevens ha rischiato di morire, della possibilità di continuare a essere insieme il “gatto” tanto amato dai suoi vecchi fans e il credente in Allah e nel suo profeta.
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