Un approccio storico di analisi della relazione ebrei/Gesù può essere suddiviso in quattro momenti: i primi due secoli dopo la nascita di Gesù, il periodo della Mishnà e del Talmud (secc. III-XI), quello della Chiesa trionfante e trionfalistica (secc. XII-XVIII) e il periodo degli studi critici (sec. XX).
I primi due secoli dopo la nascita di Gesù
Giuseppe Flavio — sacerdote ebreo — durante la rivolta ebraica del 67 d.C. passò dalla parte dei romani – pensava infatti che il vero Messia fosse l’imperatore romano Vespasiano
“Ci fu poi verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure si può chiamarlo uomo: operava infatti azioni straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità. E attirò a sé molti giudei e molti anche tra i greci. Egli era il Messia (il “Cristo”). E dopo che Pilato, per denuncia degli uomini principali tra noi, lo ebbe punito di croce, non cessarono coloro che sin da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve a loro il terzo giorno, nuovamente vivo, avendo già detto i divini profeti queste e migliaia di altre cose meravigliose intorno a lui. E ancora adesso non è venuta meno la tribù di coloro che, da lui, hanno ricevuto il nome di cristiani” (Antichità giudaiche).
Il periodo della Mishnà e del Talmud (secc. III-XI)
“Anche se ha peccato, resta pur sempre un ebreo” (Sanhedrin 44b) - “Un bastardo di una adultera” (Yebamot IV,3; 49a) - “Il suo nome era Jeshua di Nazaret” (Avodà Zarà 16b) - abbreviato in Jeshù: senza la “ain” perde il significato di “salvatore” - acrostico della frase biblica “Jimàch shemò we zikrò” ovvero “che il suo nome e la sua memoria siano cancellati” (Salmo 109,13 e Deuteronomio 9,14)
“Praticò la stregoneria e la seduzione e conduceva Israele per un cammino sbagliato; si burlò delle parole dei savi e commentò la scrittura come i farisei; ebbe cinque discepoli; disse che non era venuto ad abrogare niente della Legge né ad aggiungere niente; fu appeso a un legno come falso maestro e seduttore, in vigilia di Pasqua; i suoi discepoli curavano malattie in suo nome” (Shabbat 116)
“Durante i quaranta giorni prima della crocifissione un araldo proclamò che doveva essere giustiziato, in modo che chi volesse potesse parlare in suo favore; ma nessuno si presentò e fu appeso la vigilia di Pasqua; non esisteva nessuna sicurezza che a Gesù spettasse una parte del mondo avvenire” (Sanhedrin 43a).
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