martedì 4 maggio 2021

Shema'. Queste parole saranno nel tuo cuore e le ripeterai ai tuoi figli di Elia Kopciowski

 

Lo Shema' Israel (ascolta, Israele), pur essendo una preghiera, non è semplice parola umana. Similmente al Padre nostro cristiano, lo Shema' appartiene alla Bibbia, composto com'è da tre brani tratti da Deuteronomio (6,4-9 e 11,13-21) e Numeri (15,37-41). In un certo senso può essere definito una professione di fede, simile al Credo dei cristiani.

L'ebraismo, tuttavia, all'ortodossia preferisce l'ortoprassi e alla fede nei dogmi la pratica di numerosi precetti (613 per l'esattezza). Il paradosso di una preghiera che è parola di Dio, come del resto lo sono anche i Salmi, e di una professione di fede che non è normativa, si scioglie nell'appello che Dio rivolge a Israele: "Ascolta!".

Anche dopo la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, il passaggio del mar Rosso, l'ingresso nella terra promessa, il popolo d'Israele è chiamato con forza all'ascolto della voce di Dio. Un ascolto che si è cristallizzato in oggetti rituali come i filatteri (tefillìn) da porre sul capo e sul braccio, l'astuccio (mezuzà) da apporre sugli stipiti delle porte, le frange dello scialle (zizìt) da indossare sotto i vestiti. Un ascolto che si fa condizione per continuare a godere del possesso della terra, dei frutti delle stagioni e della benedizione dei figli.

Questo ascolto attraversa come un filo rosso tutta la tradizione ebraica nelle sue diverse forme, fino al giudaismo rabbinico e persino a quello laico dei nostri giorni. Lo Shema' diviene allora un compendio dell'ebraismo e, nello stesso tempo, un appello che gli ebrei rivolgono a tutte le genti. L'autore insiste su questo dovere di testimonianza, in particolare nei confronti dei cristiani. Un'esigenza che ha vissuto, prima ancora di dirla o scriverla, nei molti incontri che ha sempre cercato in vari luoghi pubblici, nelle parrocchie e persino nel seminario della chiesa ambrosiana.

Elia Kopciowski nacque nel 1921 a Roma, dove compì gli studi rabbinici, completati poi in Israele. Dal 1953 fu insegnante di Bibbia e di lingua, letteratura e pensiero ebraici, presso la scuola israelitica di Milano, fino a divenire responsabile del settore ebraico dei licei. Nel 1969 ricoprì la Cattedra rabbinica di Trieste prima di venire nominato, dieci anni dopo, Rabbino capo dell'allora Comunità israelitica di Milano. Divenne poi presidente dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia e del Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cedec) di Milano.

Fu autore di diversi libri tra cui Ascolta Israele (Milano 1983), I libri dei Profeti e la Torah oggi (Genova 1992) e Invito alla lettura della Torà (Firenze 1998). Prese parte a numerosi incontri ebraico-cristiani. Le trascrizioni delle sue relazioni (su Pesach e Gerusalemme, sulla famiglia e sulla cura del corpo, sul futuro e la perennità dell'ebraismo) furono pubblicate da SeFeR - Studi Fatti Ricerche, trimestrale milanese con redazione mista di ebrei e cristiani. Quasi a coronamento di questa sua dedizione, l'uscita di questo commento allo Shema' inaugura una collana di studi giudaici diretta da Elena Bartolini per la casa editrice cattolica Effatà.

Quella di rav Elia Kopciowski non era una dote comune. Egli fu un ebreo ortodosso senza alcuna traccia di intransigenza, capace di una giovialità che avvicinava i suoi ascoltatori. Egli non fu per loro l'esponente di un'altra religione da difendere o diffondere, quanto piuttosto un testimone di fede che offriva a del credenti come lui delle prospettive nuove, senza la pretesa di confutare la loro tradizione. Egli incarnò la possibilità di dialogare su stesso Dio, la Scrittura e la fede, pur rimanendo rispettivamente ebrei e cristiani.

In tempi in cui l'idolatria è prepotente e preponderante, ancora profetico risuona l'appello di Kopciowski che definisce la fede biblica un atto rivoluzionario. Gli dei del paganesimo esaltavano vizi e virtù umane, favorendo e giustificando anche comportamenti immorali, eticamente discutibili, crudeli persino. L'etica di chi crede nel Dio unico, ovvero ebrei cristiani e musulmani, è molto più impegnativa di quella di chi rende culto ai molti idoli umani, anche attuali. In ebraico uno/unico ('echàd) e altro ('achér) sono termini dei tutto simili, anche nella grafia, e si distinguono solo per l'ultima lettera, che in un caso ha un angolo spigoloso (dàlet) e nell'altro smussato (résh). La parola di Dio, da ascoltare e testimoniare, è piena di spigoli.

Nessun commento:

Posta un commento

Il discorso della montagna (Matteo 5) di Gesù di Nazaret

  LE BEATITUDINI (PREMESSA ALLE SUPERTESI) Il rotolo di Qumran 4Q525 2 II, 1-6 ha 9 beatitudini, di cui solo le ultime 5 sono conserva...