La preghiera cristiana è qui collocata in un triplice orizzonte: Parola (Riforma), Spirito (Ortodossia) e corpo (Oriente). L'attenzione è posta sulla preghiera del terzo tipo, la contemplazione cristiana, pura presenza silenziosa.
La preghiera (dal latino precor = chiedere) nasce da un bisogno e pone in cammino. Ci si sente poveri e dubbiosi, come nella vita, si fa esperienza di fragilità. Si esce da se stessi alla ricerca di quel nome (Isaia 49,16) che sarà infine assegnato a ciascuno (Apocalisse 2,17). Ognuno ha il proprio misterioso cammino. Un esodo, un itinerario, un desiderio (dal latino de sider = dalle stelle) che sente dentro ma che viene da fuori.
Pregare non è parlare, non è tacere, è ascoltare. Anche quando - nella notte - la parola di Dio è silenzio o voce sottile (1 Re 19,12). Fidarsi totalmente e rimanere aperti alle infinite possibilità. Dentro l'essere umano c'è una bontà originale che è il volto di Dio nel profondo, lo Spirito che respira, circola e prega dentro ciascuno.
Nel dialogo interiore le figure di santi e sapienti, persone trasformate e trasformanti, sono modelli realizzati di potenzialità insite in ognuno, maestro interiore (Giovanni 16,7). Lo Spirito si fa sentire davanti alla bellezza o dentro al dolore. Nella scorza si apre una fessura, si manifesta una forza imprevista, emerge l'essere profondo. Nel deserto si avverte una forte presenza.
Nel corpo, nella logica dell'incarnazione, si apre la porta a Dio (Apocalisse 3,20). Simboli, musica e arte possono aiutare. Più che della quantità conta la qualità della preghiera e la perseveranza nell'esercizio. Per l'azione non è tempo perso ma ritrovato. Corpo e anima non sono due realtà indipendenti e antagoniste (dualismo). La carne (in ebraico basàr) è la totalità di corpo, anima e spirito, creata come cosa buona (Genesi 1), collocata nel tempo e nello spazio, capace di relazione. L'essere umano è - non ha - un corpo che va tenuto in considerazione. Occorre amare se stessi attraverso la cura di alimentazione, igiene, riposo, sonno, esercizio fisico.
Pregare seduti su una sedia o uno sgabellino, con schiena eretta, spalle sciolte, occhi semichiusi (sfuocati). Pacificati e rilassati (dal latino relaxare = liberare un prigioniero), coscienti delle sensazioni stabili e immobili (quiete), aderenti alla terra (dal latino humus da cui umiltà). Respirare profondamente, contraendo il ventre, dilatando il torace.
Il simbolo, che tiene insieme due realtà, vale anche per il corpo: la colonna unisce cielo e terra, il bacino è il centro vitale, le mani ricevono (aperte) e unificano (giunte), lo sguardo è una coppa, il respiro (l'ebraica rùach) è Spirito e materia, mettersi in ordine è trovare la propria forma già prigioniera dentro ciascuno. Accogliere le divagazioni dell'immaginazione e saper attendere in pace che si dileguino. Essere presenti significa schiudere la porta all'irruzione (kairòs) del regno e affinare l’attenzione. Il sacrum tacere di san Benedetto è vivere ogni cosa come sacra.
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