Manetone, sacerdote egizio di lingua greca, nel III secolo a.e.v., scrivendo la storia del suo paese, attaccò con violenza la narrazione ebraica dell'Esodo. Fu la reazione alla presentazione della storia religiosa ebraica, considerata aggressiva e profondamente offensiva per la nazione dei Faraoni. Manetone giunse a presentare l'Esodo come l'espulsione di una colonia di lebbrosi e di altri gruppi inquinati e Mosè come un misantropo sacerdote egizio rinnegato che aveva ordinato agli ebrei di non avere contatto con nessuno eccetto che con i membri della loro stessa confederazione. Da questo racconto, di cui ci sono pervenuti alcuni passi nelle Antichità giudaiche di Flavio Giuseppe, si intuisce come l’antisemitismo egizio avesse le sue radici in un'epoca antecedente alla conquista greca dell'Egitto.
Nel 313 e.v. l'imperatore Costantino divenne un catecumeno cristiano e pose fine alle persecuzioni di stato. Nel 340 e.v. il cristianesimo cominciò ad assumere le caratteristiche di una Chiesa di Stato e vennero pubblicati i primi editti contro il culto pagano. Il cristianesimo divenne una religione di massa in tutto l'impero romano verso la fine del IV secolo, attraverso l'unione con il potere e l'esaltazione delle masse nei cortei di piazza, come quello che nel 388 bruciò la sinagoga di Callinicum sull'Eufrate. Nel 380 frattanto, l'uniformità religiosa era divenuta la politica ufficiale dell'impero e gli attacchi alle sinagoghe divennero più frequenti. Ma ciò che, fracassando gli idoli e bruciando i templi, aveva posto fine alla religione pagana, non riuscì nell'intento con la religione ebraica. Allora giunsero le discriminazioni: gli ebrei furono esclusi dagli uffici pubblici e dall'esercito e i matrimoni misti così come il proselitismo divennero punibili con la pena capitale. Ciò avvenne anche perché Sant'Agostino, teologo latino, arrivò a sostenere che gli ebrei erano la testimonianza vivente, attraverso il loro fallimento e la loro umiliazione, del trionfo della Chiesa sulla Sinagoga. Nello stesso periodo Giovanni Crisostomo, teologo greco, pronunciò otto sermoni contro gli ebrei di Antiochia presentandoli come assassini di Cristo: nacque e si sviluppò l'accusa di deicidio, uccisione di Dio, nella persona di Gesù.
La specifica ostilità contro gli ebrei che cominciò a emergere nella seconda metà del I millennio a.e.v. era in funzione del monoteismo ebraico e delle sue conseguenze sociali. Gli ebrei non potevano ammettere l'esistenza di altre divinità o mostrare rispetto per esse. La circoncisione li rendeva diversi e veniva considerata dal mondo greco-romano barbara e disgustosa. Le leggi dietetiche e igieniche impedivano loro i rapporti sociali. L'estraneità stava alle radici dei sentimenti antiebraici: gli ebrei non erano soltanto immigrati, ma se ne stavano per conto loro. Ecateo di Abdera alla fine del IV secolo a.e.v. definiva il loro sistema di vita inospitale e antiumano; Antioco Epifane definì le leggi ebraiche nemiche dell'umanità e sacrificò alcuni maiali sopra i libri sacri ebraici; Apollonio Molone affermò che gli ebrei veneravano gli asini. Altre leggende giustificarono la proibizione di accesso al Tempio per i gentili con l’accusa di sacrifici umani e la proibizione di cibarsi di carne di maiale con la motivazione che fossero più soggetti a contrarre la lebbra.
Nell'epoca biblica c'era una scuola organizzata soltanto a corte e presso il tempio, ed ogni padre, in forza di un comandamento che compare più volte nella Torah (“la insegnerete ai vostri figli”, Deuteronomio 11,19), era tenuto a insegnare personalmente ai propri figli gli elementi dell'educazione religiosa. Ma molto spesso capitava che il padre non fosse all'altezza di tale compito e che non potesse neppure pagare un precettore privato. Fu così che nel giudaismo, la religione del Libro per la quale lo studio era diventato un precetto, sorse la necessità di istituire scuole pubbliche (Baba Batrà 21 a) e l'insegnamento gratuito venne istituito in tutte le città già a partire dal I secolo a.e.v. o dal I secolo e.v. (Chagigà I, 7,76c): i bambini di cinque anni imparavano a leggere e a scrivere sul libro del Levitico (Abot V, 21). Nei secoli bui gli ebrei, capaci di leggere e scrivere lettere commerciali e di far di conto calcolando i tassi di cambio, furono l'unico vero anello di congiunzione tra le città dell'antichità romana e i comuni urbani dell'Alto Medio Evo. Del resto lo stesso Deuteronomio diceva: "Fa’ pagare interessi al forestiero, ma a tuo fratello (ebreo) non far pagare interessi". Ma se da un lato i cristiani, sentendosi il nuovo Israele, condannavano in modo assoluto l'imposizione di interessi pena la scomunica, dall’altro imposero anche i più gravosi carichi finanziari sulle spalle degli ebrei.
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