martedì 16 febbraio 2021

Antropologia biblica (1/7)

 

La Bibbia racconta che l’umanità è stata creata a immagine di Dio (Genesi 1,26-30). Dio non creò un singolo essere umano, ma una coppia, una coppia che può parlare con Dio. Paolo De Benedetti (Quale Dio? Una risposta dalla storia, Morcelliana) scrive che è l’uomo ad essere immagine di Dio e non viceversa: dobbiamo perciò parlare, anche a proposito dei miti linguistici, di teomorfismo (a immagine di Dio) e non di antropomorfismo (in forma umana). Oggi molti teologi cristiani affermano che non conosciamo Dio in se stesso, ma solo nel suo rapporto con noi, così che la teologia si occupa ugualmente dell’umano e del divino. Karl Barth ha affermato che la teologia sarebbe meglio definita come teoantropologia.

In effetti l’antropologia biblica (Salmo 8) è coincidenza di opposti (piccolo/grande, uomo/donna). Il nome di Dio (quanto è magnifico! vv. 2 e 10) include la bipolarità uomo/donna tra una domanda (che cosa è l’individuo o la collettività umana perché te ne curi? V. 5) e un’affermazione (eppure l’hai fatto poco meno di Dio! v. 6). Martin Buber (I racconti dei chassidim, Garzanti) narra che rabbi Bunam insegnava ai suoi scolari ad avere due tasche per poter mettere la mano nell’una o nell’altra secondo il bisogno: nella destra stanno le parole; per amor mio è stata creata la terra (Talmùd Sanhèdrin 37); nella sinistra: io sono terra (polvere) e cenere (Genesi 18,27).

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