venerdì 21 febbraio 2020

Lavorare nel Regno Unito



Partire all’avventura verso il Regno Unito (United Kingdom) in cerca di un lavoro come pizzaiolo, commesso o cameriere per imparare l’inglese non sarà più possibile. Dal 1° gennaio 2021 l’ingresso sarà consentito solo a chi ha già una proposta di lavoro da almeno 23mila sterline all’anno (28mila €), un titolo di studio di alto profilo e parla già bene la lingua. Il modello adottato per l’accesso degli europei sarà a punti come quello dell’Australia. La somma del punteggio (da 10 a 20) attribuito a ogni voce deve valere almeno 70. Un contratto d’impiego di 23mila sterline vale 10 punti e uno di 26mila ne vale 20. Sono preferiti i ricercatori in discipline scientifiche come matematici, fisici, chimici e ingegneri. Per manovali, operai, camerieri, lavapiatti e badanti si invitano le imprese a formare e assumere personale attingendo al bacino di disoccupati britannici: 8milioni e mezzo di persone sane e in età lavorativa dai 16 ai 64 anni. Per 70mila lavoratori stagionali del comparto agricolo ci sarà un visto apposito (ad hoc) di breve durata. Attualmente il 21% degli operai britannici nell’industria e nelle costruzioni proviene dall’Unione Europea. Gli italiani nell’UK sono 700mila e 300mila hanno già ottenuto il permesso di continuare a viverci e lavorare. Il 60% di queste richieste riguarda un visto permanente (settled status).

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