lunedì 13 gennaio 2020

Migranti in Libia



In Libia sono detenute circa 6mila persone nei diversi centri ufficiali di raccolta dei migranti. Dal 2015 l’Unione Europea (UE) ha investito 408milioni di euro. A Zawiyah c’è il centro del battaglione Al Nasr controllato da Mohammed Kachlaf, della polizia libica che contrasta l’immigrazione irregolare, sanzionato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) per la sua attività di trafficante di esseri umani. Sotto il suo controllo la guardia costiera libica sorveglia la costa da dove partono barconi e gommoni e dove tornano i migranti che vengono catturati in mare. Ci sono due hangar (depositi di aerei) accessibili alle organizzazioni umanitarie (ONG): il primo ospita uomini eritrei regolarmente registrati come rifugiati, il secondo donne e bambini. Un terzo hangar è inaccessibile e ospita africani subsahariani che hanno pagato per il viaggio ma non sono mai arrivati e ora le famiglie devono pagare un riscatto per liberarli. L’ONU propone loro di tornare in patria in cambio di aiuti in denaro e assistenza sanitaria, ma pochi accettano. Spesso i migranti riconoscono sui social i trafficanti (libici, eritrei e sudanesi) che li hanno tenuti in prigionia. Sono segnalati alla Corte penale internazionale dell’Aja e solo la guerra in Libia impedisce di catturarli. Come avvenuto per Walid Osman Matammud, arrestato in via Sammartini a Milano nel 2017 e condannato in primo grado all’ergastolo per stupri, torture e omicidi di migranti.

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