La Banca Popolare di Bari è commissariata dalla Banca
d’Italia per cattiva gestione finanziaria e per i troppi crediti deteriorati
(soldi prestati e non più recuperabili). Il salvataggio costerà un miliardo di
euro che si aggiunge a quelli già spesi per salvare banche. Soldi provenienti
dal Fondo interbancario di tutela dei depositi e dal Microcredito centrale. Tutto
è iniziato nel 2015 con le piccole banche CariChieti, CariFerrara, Banca Marche
ed Etruria (5 miliardi), nel 2016 il Monte Paschi di Siena (5 miliardi), altri
6 miliardi per Banca Intesa. Dal 2016, in caso di fallimento di una banca, a
coprire le perdite sono azionisti (con la svalutazione dei loro titoli),
obbligazionisti (con un decremento delle loro cedole) e correntisti sopra i
100mila euro. I titolari di conto corrente e conto deposito sotto i 100mila
euro possono ritirare capitali e interessi quando vogliono. Una banca
commissariata da Banca d’Italia viene amministrata da uno o più commissari
straordinari, che hanno il rango di pubblici ufficiali, e da un comitato di
sorveglianza. Non è detto che si arrivi al fallimento: la Carige (Cassa di
risparmio di Genova), commissariata un anno fa, sta per tornare in Borsa dopo
un aumento di capitale. Sulla Banca Popolare di Bari sono stati aperti 7
fascicoli di indagine senza, al momento, indagati né ipotesi di reato.
Quanto a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un dorso di monte, che io ho conquistato (Genesi 48,22)
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