venerdì 28 settembre 2018

Catechismo ecumenico?

Può un catechismo essere ecumenico? No, se un catechismo serve a mostrare l'armoniosa coerenza della fede cattolica. No, se l'obiettivo di un catechismo è ricompattare, definire confini, costruire un muro di cinta invincibile ad ogni assalto. No, se la dottrina che si insegna vale per tutti, cattolici e non, considerando meno umano chi non vi aderisce.


Sì, invece, se un catechismo annuncia senza secondi fini Gesù e il regno di Dio. Sì, se invita i credenti a studiare i fondamenti della propria fede e di quella degli altri. Sì, se affronta gli eventi storici anche scomodi in chiave critica. Sì, se conduce a una lettura della Bibbia in prima persona. Sì, insomma, se contrasta la mentalità di delega al prete che pascola il suo gregge.


Quanto guadagno poi si avrebbe da una lettura aconfessionale o, meglio, multiconfessionale della Bibbia! C'è una diocesi italiana che nel millennio passato ha prodotto un direttorio sulla formazione ecumenica nella vita quotidiana della comunità che poi è stato sostanzialmente ignorato. Poco si è fatto per preparare i giovani - divenuti adulti - all'Europa pluriconfessionale e plurireligiosa che oggi è di fatto una realtà.

Vogliamo poi parlare di documenti del Concilio ecumenico Vaticano II quali l'Unitatis redintegratio sul dialogo tra i cristiani di diverse confessioni e la Nostra aetate sul riconoscimento del valore di ebraismo, islam e altre religioni dell'Oriente? No, non ne parliamo affatto, come del resto fanno la domenica dal pulpito gran parte dei preti nelle loro omelie.

martedì 18 settembre 2018

La donna forte

Siamo soliti considerarle patriarcali e senza diritti per le donne. Sono i diversi tipi di società descritti dalla Bibbia. Ed è giusto così, anche se le eccezioni non mancano: Debora, Rut, Giuditta, Ester, Maria, le donne che seguivano Gesù.

Anche il libro dei Proverbi è dominato dalla figura del padre sapiente. Ma al capitolo 31 c’è un cantico che celebra la donna forte. Si tratta di un cantico alfabetico, perché ogni versetto inizia con una lettera dell’alfabeto ebraico secondo l'ordine stabilito.

Il cantico, nel tipico stile mediorientale, invita il giovane lettore del libro dei Proverbi a scegliersi una donna che ignora il lusso, sa fare molti lavori, amministra i beni come una manager ma sa anche fare la carità al povero. Così il marito sarà stimato per merito della moglie e sarà proprio lui a confidare in lei e non viceversa.




A leggere questo cantico oggi sembra proprio il ritratto di una moderna madre di famiglia: una donna energica, lavoratrice, intuitiva, a cui non sfugge nulla. Un ruolo, questo, che dall'ambito casalingo si è ormai allargato a tutti gli ambiti della vita sociale.  Oggi la moglie ha studi, lavoro e reddito spesso pari, se non superiori, a quelli del marito. Il rischio è di passare dalla prepotenza maschilista all'impotenza maschile. La donna forte che occupa anche il posto del padre, contribuisce a renderlo assente.

giovedì 13 settembre 2018

La speranza di Elia

Dopo circa un secolo di monarchia (Saul-Davide-Salomone) la divisione del regno tra Israele e Giuda inaugura quarant'anni di continui scontri. Forse proprio per questo il regno del nord sotto la dinastia di Omri raggiunge la stabilità politica e vede una crescita economica. I soprusi della classe dirigente tuttavia (vedi l'episodio della vigna di Nabot) allargano la forbice tra ricchi e poveri. In questo contesto agiscono due profeti: Elia ed Eliseo suo discepolo.

Elia è un profeta di Tisbe, nell'attuale Giordania, a cui Dio fa una confidenza. Nei prossimi anni non ci saranno né pioggia né rugiada. Meglio andare presso il torrente Cherit per non restare senz'acqua. I corvi gli porteranno pane e carne per sfamarsi. Così avviene finché anche il torrente Cherit rimane in secca. Allora Dio lo manda Sarepta, provincia di Sidone, nell'attuale Libano. Gesù cita l’episodio dicendo che c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando non piovve per tre anni e mezzo, ma solo alla vedova di Sarepta fu inviato Elia.



Il profeta entra in una famiglia già provata dalla morte del marito, in una società patriarcale in cui la moglie non aveva reddito, essendo destinata alla cura della casa e dei figli (1 Re 17). Per questo la Bibbia cita spesso vedove e orfani come esempio di povertà. La piccola famiglia, moglie e figlio, è sul lastrico a causa della carestia. La donna sta raccogliendo legna per cuocere, con il pugno di farina rimasta, un’ultima focaccia. Per l’antica cultura dell’ospitalità la donna interrompe il suo lavoro e disseta lo sconosciuto. Quindi divide con lui la focaccia rimasta. Ciò darà luogo, nei giorni a venire, a una moltiplicazione dei pani o, meglio, degli ingredienti per preparare focacce.

A questo punto però accade l’irreparabile. Alla vedova muore l’unico figlio. Non sembra esserci più alcun posto per la speranza. Eppure la vedova (la vera protagonista del racconto) non si dà per vinta. Va a cercare il profeta e lo sollecita a intervenire. Avviene così l’impossibile. Il figlio riprende a vivere e la speranza della donna non è vana. La donna fenicia riconosce (e professa), attraverso Elia, il Dio d’Israele e di tutta l’umanità. Il tempo vissuto con speranza non è mai tempo perso.

giovedì 6 settembre 2018

Fratelli invidiosi

La famiglia di Mosè ha un compito di responsabilità. Deve guidare il popolo d’Israele, fuori dall'Egitto, verso la terra promessa. Ma ogni responsabilità comporta un potere. Il potere è un coltello affilato: può essere molto utile, ad esempio per tagliare il cibo da portare alla bocca, ma va maneggiato con attenzione per evitare di tagliarsi. Dunque la questione è: chi decide come procedere nella marcia attraverso il deserto?

Aronne e Maria non sopportano che Mosè sia l’uomo di fiducia di Dio. Mosè, al contrario, comprende anche le critiche più ingiustificate. Maria viene colpita dalla lebbra e diviene bianca come la neve (Numeri 12). Dovrà stare fuori dall'accampamento fino all'avvenuta guarigione. Solitamente si tratta di una lunga malattia, difficile da guarire.



Nel libro del Levitico c’è una descrizione minuziosa di quel che deve fare il sacerdote prima di riammettere un lebbroso nell'accampamento. La piaga deve essere esaminata attentamente più volte, non dev'essere scavata dentro la carne, il pelo non dev'essere bianco. E chi avrebbe potuto fare questo se non il sacerdote Aronne? Forse per questo Aronne non è stato colpito dalla lebbra.

Ma nell'esaminare la carne di sua sorella Maria, Aronne deve aver penato non poco, sapendo di essere lui pure all'origine della malattia. Così, anziché affiancare Mosè nella guida del popolo, fratello e sorella hanno dovuto vestire i panni di medico e paziente. Morale? L’invidia “brucia” il nostro tempo, che è già così poco...

Il discorso della montagna (Matteo 5) di Gesù di Nazaret

  LE BEATITUDINI (PREMESSA ALLE SUPERTESI) Il rotolo di Qumran 4Q525 2 II, 1-6 ha 9 beatitudini, di cui solo le ultime 5 sono conserva...