Sì, invece, se un catechismo annuncia senza secondi fini Gesù e il regno di Dio. Sì, se invita i credenti a studiare i fondamenti della propria fede e di quella degli altri. Sì, se affronta gli eventi storici anche scomodi in chiave critica. Sì, se conduce a una lettura della Bibbia in prima persona. Sì, insomma, se contrasta la mentalità di delega al prete che pascola il suo gregge.
Quanto guadagno poi si avrebbe da una lettura aconfessionale o, meglio, multiconfessionale della Bibbia! C'è una diocesi italiana che nel millennio passato ha prodotto un direttorio sulla formazione ecumenica nella vita quotidiana della comunità che poi è stato sostanzialmente ignorato. Poco si è fatto per preparare i giovani - divenuti adulti - all'Europa pluriconfessionale e plurireligiosa che oggi è di fatto una realtà.
Vogliamo poi parlare di documenti del Concilio ecumenico Vaticano II quali l'Unitatis redintegratio sul dialogo tra i cristiani di diverse confessioni e la Nostra aetate sul riconoscimento del valore di ebraismo, islam e altre religioni dell'Oriente? No, non ne parliamo affatto, come del resto fanno la domenica dal pulpito gran parte dei preti nelle loro omelie.