Abramo vive in una società patriarcale e pratica la poligamia, seppur con una moglie primaria. Se questa moglie è sterile, può dare la sua schiava al marito per averne dei figli. Se poi la schiava si comporta alla pari, la padrona le ricorderà che è sempre una schiava, imponendole il marchio. Al museo del Louvre, su una stele di basalto nero, c'è un codice che riporta esattamente questo decreto: è il codice di Hammurabi, re di Babilonia, regione che comprende Ur dei Caldei, città da cui proviene Abramo (XVIII-XIX sec. a.C.).
Come a volte accade nella Bibbia, lo stesso avvenimento è narrato due volte, in modi diversi. È il caso della storia di Agàr la schiava (Genesi 16 e 21) e di suo figlio Ismaele (Ishmà-El = Dio ascolta), progenitore degli arabi, primo figlio di Abramo. Qualche anno dopo a Sara, la moglie primaria di Abramo, nascerà Isacco, padre di Giacobbe/Israele, progenitore degli ebrei. Ismaele e Isacco giocheranno e litigheranno, come tutti i bambini/ragazzi. Allora Sarà farà cacciare Agàr e Ismaele nel deserto di Bersabea. Dietro il comportamento di Sara si può anche leggere il rifiuto di dividere l’eredità.
Dio però vede Agàr, ascolta il suo grido e la rende madre di moltitudini. E vede anche Ismaele, che sopravvive nel deserto e diventa tiratore d’arco. Così Dio benedice Isacco e fa di Israele una sua proprietà particolare che diviene "luce per le genti". Ma ha una benedizione anche per Ismaele. La tradizione islamica poi invertirà le parti.
La famiglia di Abramo dunque è una famiglia allargata, simile a molte famiglie di oggi, con i genitori separati che trovano altri partner e con i figli costretti a passare da una casa all'altra. Forse anche la sterilità di Sara si potrebbe leggere come un simbolo della sterilità affettiva di quelle coppie che “scoppiano”. Spesso si litiga per la divisione dei beni e a volte i figli divengono strumenti di ricatto.
L’incarnazione della parola di Dio significa anche questo. Dio entra nei costumi, nelle tradizioni e nei comportamenti umani discutibili. Non è Dio che fa quei costumi e quelle tradizioni. Che siano di culture e società antiche, oppure moderne, non importa. Dio semplicemente vi entra in punta di piedi. Passa sopra a tutte le debolezze umane e ha una benedizione, una parola di misericordia per ciascuno. E noi? Guardiamoci dentro, proviamo a cogliere le cose dal punto di vista di Dio, per giudicare con misericordia le situazioni che viviamo e/o incontriamo vivendo.
Come a volte accade nella Bibbia, lo stesso avvenimento è narrato due volte, in modi diversi. È il caso della storia di Agàr la schiava (Genesi 16 e 21) e di suo figlio Ismaele (Ishmà-El = Dio ascolta), progenitore degli arabi, primo figlio di Abramo. Qualche anno dopo a Sara, la moglie primaria di Abramo, nascerà Isacco, padre di Giacobbe/Israele, progenitore degli ebrei. Ismaele e Isacco giocheranno e litigheranno, come tutti i bambini/ragazzi. Allora Sarà farà cacciare Agàr e Ismaele nel deserto di Bersabea. Dietro il comportamento di Sara si può anche leggere il rifiuto di dividere l’eredità.
Dio però vede Agàr, ascolta il suo grido e la rende madre di moltitudini. E vede anche Ismaele, che sopravvive nel deserto e diventa tiratore d’arco. Così Dio benedice Isacco e fa di Israele una sua proprietà particolare che diviene "luce per le genti". Ma ha una benedizione anche per Ismaele. La tradizione islamica poi invertirà le parti.
La famiglia di Abramo dunque è una famiglia allargata, simile a molte famiglie di oggi, con i genitori separati che trovano altri partner e con i figli costretti a passare da una casa all'altra. Forse anche la sterilità di Sara si potrebbe leggere come un simbolo della sterilità affettiva di quelle coppie che “scoppiano”. Spesso si litiga per la divisione dei beni e a volte i figli divengono strumenti di ricatto.
L’incarnazione della parola di Dio significa anche questo. Dio entra nei costumi, nelle tradizioni e nei comportamenti umani discutibili. Non è Dio che fa quei costumi e quelle tradizioni. Che siano di culture e società antiche, oppure moderne, non importa. Dio semplicemente vi entra in punta di piedi. Passa sopra a tutte le debolezze umane e ha una benedizione, una parola di misericordia per ciascuno. E noi? Guardiamoci dentro, proviamo a cogliere le cose dal punto di vista di Dio, per giudicare con misericordia le situazioni che viviamo e/o incontriamo vivendo.