mercoledì 22 agosto 2018

Il padre scomparso

Il libro del Genesi racconta l’ingresso del male nel mondo e l’incrinarsi delle relazioni tra uomo e donna (Adamo ed Eva), tra fratelli (Caino e Abele), tra gli uomini e Dio, fino al diluvio. La famiglia di Noè è l’unica superstite. Comincia un tempo nuovo: da vegetariani gli esseri umani diventano onnivori. Tutti nell’arca hanno sofferto il mal di mare, la mancanza di terra sotto i piedi, e Noè in particolare torna a coltivare la terra, a piantare l’olivo e la vite (piante tipiche del Medio Oriente).

Il vino allieta il cuore dell’uomo (Salmo 104), è il simbolo del banchetto messianico: grasse vivande, vini eccellenti, cibi succulenti, vini raffinati (Isaia 25). Anche Gesù che trasforma l’acqua in vino alle nozze di Cana è identificato come messia. I superstiti del diluvio sono chiamati a generare figli per ripopolare la Terra (così si apre il capitolo). Ma Noè è stanco, anziano, in crisi fisica sociale e spirituale, si rifiuta di generare ancora e si stordisce col vino (quanti anziani lo fanno ancora oggi).



Qui il Genesi (cap. 9) ci narra l’incrinarsi della relazione tra padre e figlio. Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, anche se perde il senno, non disprezzarlo. L’opera buona non sarà dimenticata e rinnoverà la tua casa (Siracide 3). Una relazione non solo genetica, ma anche sociale psicologica e spirituale: pensiamo al padre padrone, ai complessi freudiani, alla ribellione dei figli e (ai giorni nostri) alla generazione senza padri. Per fare il padre infatti serve tempo da sottrarre ad altro, serve “esserci” nella vita dei figli. Altrimenti i figli devono fare da soli, ma nella società senza padri alcuni sanno come comportarsi, altri evidentemente no.

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