1. In considerazione dei rapporti unici esistenti tra il cristianesimo e l'ebraismo "legati al livello stesso della loro identità" (Giovanni Paolo II, 6 marzo 1982), rapporti "fondati sul disegno di Dio dell'Alleanza" (ibid.), gli ebrei e l'ebraismo non dovrebbero occupare un posto occasionale e marginale nella catechesi e nella predicazione, ma la loro indispensabile presenza deve esservi organicamente integrata.
2. Questo interesse per l'ebraismo nell'insegnamento cattolico non ha solamente un fondamento storico o archeologico. Il Santo Padre, nel discorso sopra citato e dopo aver di nuovo menzionato il "patrimonio comune" fra chiesa ed ebraismo, patrimonio "considerevole", affermava che, "farne l'inventario in se stesso, tenendo però anche conto della fede e della vita religiosa del popolo ebraico, così come esse sono professate e vissute ancora adesso, può aiutare a comprendere meglio alcuni aspetti della vita della Chiesa". Si tratta dunque di una preoccupazione pastorale per una realtà sempre viva, in stretto rapporto con le Chiesa. Il Santo Padre ha presentato questa realtà permanente del popolo ebraico con una formula teologica particolarmente felice, nell'allocuzione pronunciata per i rappresentanti della comunità ebraica della Germania Federale (Magonza, 17 novembre 1980): "…il popolo ebraico dell'Antica Alleanza, che non è mai stata revocata…".
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