Un apporto al dialogo interreligioso può venire da coloro che, autodefinendosi come agnostici ed evitando quindi di prendere posizione in materia di religione, hanno comunque un valore di fondamentale importanza da trasmettere ai credenti: l’impossibilità per la mente umana di conoscere fino in fondo l'assoluto.
Limitare il dialogo interreligioso alle religioni in quanto tali, vale a dire alle espressioni di una fede in una legge divina, significa, in altre parole, non riconoscere a sufficienza la dignità di una scelta che in realtà, se consapevole e frutto di un cammino intenso e profondo, dimostra verso Dio un rispetto maggiore di quello di molte religiosità moderne e antiche.
Liana Millu, deportata nel campo di Auschwitz-Birkenau in cui fece, come dice lei stessa, “esperienza della convivenza con la morte”, parla “dell'armatura morale di una fede” che può essere sia religiosa, sia laica, sia politica: “Nel lager c'era la compresenza di questa fede. Della ‘fede religiosa’ si conoscono epifanie commoventi e io stessa potrei testimoniare di quelle viste proprio con i miei occhi, vicine a me. Della ‘fede politica’, leggendo i documenti, sappiamo che operò una resistenza in mezzo a pericoli atroci perfino nei lager, e ciò testimonia quanto adamantina potesse essere. Infine, la ‘fede laica’, che fu anche di Primo Levi. La fede laica faceva nella mente, nell'anima, un baluardo, un bunker inviolabile alle brutalità e alle abiezioni che circondavano, un rifugio dove conservare l'idea, il concetto di tutte quelle cose che illuminano la vita civile, che rendono la vita ‘civile’”.
L'agnosticismo di Liana Millu è ben espresso da queste sue scarne parole: “È stato detto che nessuno uscì dai lager come vi era entrato, ed è vero: io entrai atea e ne sono uscita agnostica. Un'agnostica seria. La domanda ultima: ‘che cosa sarà di me quando il mio corpo giacerà sotto la terra?’, l'ho ben presente. Ma, se il mistero c’è, io lo conoscerò. Questo dà al mio ultimo tratto di strada una serenità appena velata di malinconia. Cosa rimane delle tante cose che formano il tessuto di una lunga esistenza? forse che tale tessuto ha seguito una trama che ci rimane misteriosamente celata? Non so e non cerco di saperlo. So soltanto che, dalla decantazione di tanta vita, emergono due elementi: amore per ‘sora nostra madre terra’ e compassione, una grande, profonda compassione per la condizione umana” (Chi è come te fra i muti? L'uomo di fronte al silenzio di Dio - VI sessione della Cattedra dei non credenti - Università statale degli studi di Milano).
Davvero è possibile escludere da un dialogo di più ampio respiro delle voci come questa?
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