L’ultimo libro dello scrittore napoletano è una raccolta di nove racconti che ruotano attorno al tema della frattura di spazio e di tempo tra genitori e figli. Il ritratto A grandezza naturale in cui Erri De Luca si riconosce è infatti quello del genitore. Lo spunto per il primo racconto, che dà il titolo al libro, è un quadro di Marc Chagall e più precisamente un Ritratto del padre ad olio su tela del 1911. Immediatamente ci si ritrova catapultati su una cima deserta e desolata, nel racconto della “legatura di Isacco” ad opera di Abramo, perché padre e figlio sono “due capi della stessa corda”. Il libro si chiude con Una cronaca dedicata a Henryk Goldszmit, meglio noto come Janusz Korczak, direttore dell’orfanotrofio del ghetto di Varsavia. Anche in quest’opera si ritrovano dunque tutti gli elementi ricorrenti della narrativa di De Luca: l’infanzia trascorsa a Napoli, l’esperienza nei movimenti rivoluzionari, la scoperta dell’alpinismo e il rapporto con la Bibbia letta in ebraico. Al centro del libro campeggia una nuova versione de Il torto del soldato, già pubblicato nel 2012 come opera singola, in cui, dietro alla passione per lo yiddish e la kabbalà, una figlia scopre il passato nazista del padre. A narrare la Novella di un tempo lasciato è un profeta d’Israele e Ultima storia è un continuo rimando tra le scritture ebraiche e cristiane. De Luca, riferendosi alla Bibbia ebraica e più esattamente alla Mikrà, ebbe già modo di dire: “Non mi sento di appartenere ad alcuna gente e comunità, ma a quel libro sì, a quel libro appartengo”.
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