Booz dunque sali alla porta della città
La porta della città, luogo di passaggio e di mercato, è uno spazio aperto dove tradizionalmente avvengono i procedimenti legali in presenza di testimoni.
e lì si sedette. Ed ecco passate colui che aveva il diritto di riscatto e del quale Booz aveva parlato. Booz lo chiamò: "Vieni a sederti qui, amico mio!".
Tu, tal dei tali. E’ assai strano che Boàz non chiami per nome una persona che certamente conosceva, visto che era suo parente, e soprattutto all’interno di un libro nel quale ogni personaggio ha il suo nome proprio.
Quello si avvicinò e si sedette. Poi Booz prese dieci degli anziani della città
Un consiglio di anziani pronunciava un giudizio in caso di omicidio (Dt 21,1-9), si occupava del diritto d’asilo (Dt 19,11-12) e del matrimonio leviratico (Dt 25,5-10). Dieci anziani della città rappresentano la completezza. Ancora oggi dieci è il numero minimo di adulti maschi (minjàn) che consente la preghiera in sinagoga. Il libro di Rut si apre con la menzione di dieci armi trascorsi in terra di Moàb e si chiude con dieci generazioni. Se poi ai dieci anziani aggiungiamo Boàz e l’anonimo ricattatore i personaggi diventano dodici in rappresentanza delle tribù che costituiscono il popolo d’Israele.
e disse loro: "Sedete qui". Quelli si sedettero. Allora Booz disse a colui che aveva il diritto di riscatto: "Il campo che apparteneva al nostro fratello Elimèlec, lo mette in vendita Noemi, tornata dai campi di Moab.
Naomi, una vedova povera, possiede un campo. Ora intende cederlo in usufrutto e il parente più stretto ha un diritto di prelazione.
'Ho pensato bene di informartene e dirti: "Compralo davanti alle persone qui presenti e davanti agli anziani del mio popolo". Se vuoi riscattarlo, riscattalo pure; ma se non Io riscatti, fammelo sapere. Infatti, oltre a te, nessun altro ha il diritto di riscatto, e io vengo dopo di te". Quegli rispose: "Lo riscatto io".
Il campo interessa all’anonimo riscattatore. E Booz proseguì: "Quando acquisterai il campo da Noemi, tu dovrai acquistare anche Rut, la moabita, moglie del defunto, per mantenete il nome del defunto sulla sua eredità".
La legge del levirato prescrive all’anonimo il dovere di sposare Rut e assicurare la discendenza del defunto marito. Gli eredi dei campo saranno proprio i figli di Rut. Questa è l’unica volta in tutta la Bibbia in cui si indica il matrimonio con il verbo acquistare. Forse perché questo matrimonio leviratico porta con sé una transazione commerciale più ampia.
Allora colui che aveva il diritto di riscatto rispose: "Non posso esercitare il diritto di riscatto, altrimenti danneggerei la mia stessa eredità.
L’anonimo parente fa un passo indietro di fronte alla prospettiva di mantenere una famiglia che non sarebbe stata sua.“Machlon e Chilion sono morti precisamente perché avevano preso per mogli (due moabite). Posso prenderla a queste condizioni?” (midràsh). L’anonimo non vuole mescolare il proprio sangue con quello di una straniera. Due nuore, Oipà e Rut, e due possibili riscattatori, Boàz e l’anonimo parente. Come Orpà ritorna alla sua casa e abbandona Naomi, così il parente più prossimo rinuncia a riscattare Rut. Di fronte alla scelta si può abbandonare una persona o prendersi cura di lei.
Subentra tu nel mio diritto. Io non posso davvero esercitare questo diritto di riscatto". Anticamente in Israele vigeva quest’usanza in relazione al diritto di riscatto o alla permuta: per convalidate un atto, uno si toglieva il sandalo e lo dava all’altro. Questa era la forma di autenticazione in Israele. ^Allora colui che aveva il diritto di riscatto rispose a Booz: "Acquistatelo tu". E si tolse il sandalo.
Secondo il precetto biblico è la vedova che sfila il sandalo del cognato e gli sputa in faccia (Deuteronomio). Qui invece è lo stesso riscattatore a levarsi il calzare.
Allora Booz disse agli anziani e a tutta la gente: "Voi siete oggi testimoni che io ho acquistato tutto quanto apparteneva a Elimèlec, a Chilion e a Maclon dalle mani di Noemi,
Boàz dichiara solennemente di fronte ai testimoni la sua intenzione di riscattare la terra che apparteneva a Elimèlec e dì sposare Rut.
e che ho preso anche in moglie Rut, la moabita, già moglie di Maclon, per mantenere il nome del defunto sulla sua eredità, e perché il nome del defunto non scompaia tra i suoi fratelli e alla porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni".
Nella magnanimità Boàz assomiglia a Rut, il cui comportamento nei confronti della suocera supera la consuetudine. Compaiono qui due termini essenziali delle promesse divine fatte ai patriarchi: la terra e la discendenza. Due elementi che non possono essere divisi. C’è un legame diretto con Abramo: “La terra dove sei forestiero... la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio” (Genesi).
Tutta la gente che si trovava presso la porta rispose: "Ne siamo testimoni". Gli anziani aggiunsero: "Il Signore renda la donna, / che entra in casa tua, come Rachele e Lia, / le due donne che edificarono la casa d'Israele.
Rut è paragonata a Rachele e Lia, le due mogli di Giacobbe. Rachele è citata per prima, forse per sottolineare la scelta del minore, tipica della logica divina. Donne che non sono esenti da imbrogli e furbizie. A Giacobbe, che voleva sposare Rachele, il padre Labano diede anzitutto Lia. Giacobbe scoprì l’imbroglio solo la mattina dopo le nozze. Rachele per restare incinta prese le mandragore e cedette per una notte Giacobbe alla sorella Lia (Genesi).
Procurati ricchezza in Èfrata, / fatti un nome in Betlemme! /'^La tua casa sia come la casa di Peres, / che Tamar partorì a Giuda,
Viene ricordata anche Tamar insieme al figlio Peres e al padre del bambino Giuda (Genesi).
grazie alla posterità /che il Signore ti darà da questa giovane!". ^Cosi Booz prese in moglie Rut. Egli si uni a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio.
Più di nove mesi compresi in un solo versetto. Uno dei due passaggi del libro in cui Dio è attore della storia. In principio ha donato pane al suo popolo e ora dona a Rut di concepire e far nascere un figlio. Una risposta a Esdra e Neemia che propugnano l’esclusione delle donne straniere come soluzione dei problemi in un tempo difficile (Neemia). Le due mancanze che caratterizzavano l’inizio della vicenda, la fame e l’assenza di discendenza, trovano una soluzione. La fine della storia è un nuovo inizio. D’altro canto non bisogna dimenticare che la storia che si lascia ricordare come un idillio è in realtà prevalentemente una storia di gente che ha fame.
E le donne dicevano a Noemi: "Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancate uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele!
Dio non appare a nessuno, non parla direttamente ad alcuno, non si rivela in sogno: il disegno divino si realizza nelle vicende e nelle azioni dei personaggi. Come nella vicenda di Giuseppe (Genesi) e di Ester. Contro ogni fatalismo (non cade foglia che Dio non voglia) o rassegnazione (un destino scritto da sempre).
Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli".
Le donne di Betlemme non avevano risposto alle parole disperate di Naomi all’inizio del racconto. Ora invece esprimono la loro gioia ripetendo per tre volte la stessa espressione: per te è sorto un consolatore, per te è il sostegno della vecchiaia, per te tua nuora ha partorito un figlio. Il consolatore letteralmente fa tornare la vita. Il verbo shùb o tornare nel libro ricorre per ben quindici volte. Un singolare quiproquo: il ricattatore di Rut è Boàz, quello di Naomi è il bimbo. Rut ama Naomi e vale per lei più di sette figli: in una società nella quale il maschio vaie più della femmina questa è la lode più grande che si possa immaginare.
Noemi prese il bambino, se Io pose in grembo e gli fece da nutrice.
Boàz prende Rut e la fa sua moglie. Naomi prende il bambino e Io fa suo figlio.
Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: "E nato un figlio a Noemi!". E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di lesse, padre di Davide.
Il nome del bambino, cosa abbastanza strana, viene dalle donne di Betlemme. Obed (colui che serve) servirà Naomi in quanto riscattatore. Il nome richiama quanto sua madre ha fatto per sua nonna e quanto farà il suo discendente, il re Davide, per il suo popolo. Dio, prendendosi cura di queste due dorme, si è occupato di tutto Israele. Obed è detto figlio di Naomi, scavalcando Rut, come Perez è figlio di Giuda, scavalcando Tamar. Matteo include sia Perez che Obed tra gli antenati di Gesù, In un momento decisivo della storia santa a condurre le danze sono le donne e in modo particolare un’israelita e una gentile. La storia santa è storia di parole e di alleanze.
Questa è la discendenza di Peres:
Le genealogie non sono solo noiosi e interminabili elenchi di nomi. Fondavano i rapporti fra le tribù, permettevano di risalire ai propri antenati, stabilivano legami tra membri dello stesso gruppo sociale. Dopo la tragica esperienza dell’esilio permisero agli esiliati di ricongiungersi nella terra promessa. Il prologo ci presenta la morte di Elimèlec e dei suoi figli Maclon e Chilion; l’epilogo è un inno alla vita che continua con la genealogia di Davide. La narrazione prende le mosse da una carestia e si conclude con una benedizione divina: come Abramo, Isacco e Giacobbe che per una carestia emigrarono in Egitto e in Filistea per tornare più ricchi di prima.
Peres generò Cheston, “Cheston generò Rana, Rana generò Amminadàb, Amminadàb generò Nacson, Nacson generò Salmon, Salmon generò Booz, Booz generò Obed, Obed generò lesse e lesse generò Davide.
Il punto d’arrivo della genealogia sono lesse e Davide, efratei di Betlemme (1 Samuele). Efrata e Betlemme sono legati alla morte di Rachele, la prima madre d’Israele a essere evocata dagli anziani di Betlemme. La bisnonna del re Davide è una straniera moabita. Del resto anche Giuseppe ebbe due figli da Asenat, figlia di Potifera, sacerdote egiziano. Giacobbe, padre di Giuseppe, riconobbe quei due figli come suoi (Genesi) e il più piccolo, Efraim, divenne l’antenato della dinastia d’Israele. Non stupisce che la bisavola di Davide non sia figlia d’Israele, si sa come vanno le cose presso tutti i popoli, ma colpisce che sia stato scritto un libro per dirlo. Rut è un libro fortemente polemico. L’elezione di Davide non è conseguenza di abili mosse politiche e militari. E’ invece il frutto delle scelte operate da Dio nei confronti di persone semplici e di scarsa importanza. Nei primi sedici versi Matteo colloca tre dozzine e mezzo di generazioni. Ci sono Boàz e anche Rut. Nel mezzo dell’elenco spiccano per contrasto tre donne. Racab è la prostituta di Gerico che salvò le spie mandate da Giosuè. Tamar è cananea, Rut è moabita, entrambe sono straniere del popolo del libro. Sposano ebrei, restano vedove senza figli, si prodigano per rimanere nella casa e nella fede d’Israele e daranno figli alla stirpe del Messia. Proprio come Betsabea e Maria. A ben guardare, prima di Maria, sono proprio Racab, Tamar e Rut i primi nomi femminili del Nuovo Testamento. Il finecorsa del mondo, l’ebreo Gesù, deve la sua messianicità a donne e per giunta straniere. La mescola genetica non è eccezione, ma risponde a volontà. La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli (Isaia).
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