David Flusser - nato a Vienna nel 1917 - docente all’Università ebraica di Gerusalemme - studioso dell’antico giudaismo, dei rotoli del mar Morto, del Nuovo Testamento e del cristianesimo delle origini
Le fonti — La straordinarietà della sua vita ancora oggi ci colpisce: dalla chiamata al momento del battesimo, dalla rottura del legame con la famiglia, divenutagli come estranea, e la scoperta di un nuovo, sublime rapporto filiale, giù giù nel pandaemonium dei malati e posseduti, e ancora, fino alla morte sulla croce. Allora le parole, pronunciate, secondo Matteo (28,20), dal risorto, assumono per noi un nuovo significato, non strettamente ecclesiale: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
“La morale - La concezione di Gesù riguardo alla giustizia di Dio è dunque per così dire incommensurabile per la ragione: non si può misurarla, ma si può concepirla e comprenderla. Essa porta alla predicazione sul regno dove gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi. Essa porta anche dal sermone sul monte al Golgota, dove il giusto morirà la morte di un malfattore. E’ profondamente morale e nello stesso tempo al di là del bene e del male”.
“Il regno - Anche l’insegnamento etico di Gesù, non riferito al tempo finale, probabilmente poteva essere orientato al messaggio sul regno. Poiché Satana e i suoi demoni vengono privati della loro potenza e l’ordine presente del mondo crolla, bisogna considerarli quasi come indifferenti e non rafforzarli opponendo resistenza. Per questo non bisogna opporsi al malvagio, per questo bisogna amare il nemico e non bisogna provocare l’impero romano ad attaccare. Perché tutto questo con l’irrompere del regno di Dio passerà”.
Conclusioni per i cristiani
“Per la fede della Chiesa è essenziale e irrinunciabile affermare che davvero il Verbo si è fatto carne ed ha assunto tutte le dimensioni dell’umano, tranne il peccato (cf Ebrei 4,15) (Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte n. 22) – Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Ebrei 4,14-15) — il concilio di Calcedonia (451 d.C.) ha espresso la formula “una persona in due nature”, vero Dio e vero uomo — “siamo consapevoli della limitatezza dei nostri concetti e delle nostre parole” (Novo millennio ineunte n. 21) - il mistero è profondo se consideriamo che il volto del Cristo (cf Giovanni 5,18), prima di essere quello del risorto (cf 1 Corinzi 15,14), è il volto dolente che sulla croce ha pregato con le parole del Salmo 22: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (cf Marco 15,34) - il vedere da solo non basta: per credere è necessaria anche una grazia di rivelazione che viene da Dio (cf B. Sesboué, Credere, Queriniana, Brescia 2000) — la tradizione d’Israele, dalla Bibbia a oggi, può esserci di grande aiuto nel contemplare il volto di questo vero uomo per meglio testimoniarlo al mondo)
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