Grazie alle scienze il mondo è andato in pezzi. Tanti e tali sono i metodi di indagine che la pretesa “religiosa” di spiegare unitariamente tutte le manifestazioni del reale si è progressivamente dissolta.
Non possiamo mettere fra parentesi Copernico, Galileo, Newton, Darwin, Freud e le neuroscienze. Il teismo come modo di definire Dio è morto. D’altro canto la natura è affascinante e prodigiosa ma anche brutale.
Oggi dobbiamo laicamente affermare che la trascendenza non è un luogo superiore dello spirito, ma è la possibilità (che ci è data) di andare oltre noi stessi.
Il monoteismo di Akhenaton (un solo Dio, un solo re, un solo potere) fu imposto con la forza delle armi. Il suo nome fu cancellato da ogni pietra.
Le tante tribù di Israele, troppo rissose tra di loro, e gli dei della fertilità naturale (Baal e Astarte) furono difficili da portare all’unità (El vs Elohim) fino al monoteismo di Mazda in Babilonia.
Gesù ha e chiede una fiducia esistenziale per vincere la paura. Si pone in una “alleanza terapeutica” con il malato, crede alla possibilità di un mondo migliore, non si arrende alla morte. Questo è il Gesù laico che i cristiani devono restituire al mondo.
La fede libertaria, ribelle e liberante del carpentiere, grazie all’ebreo cittadino romano Paolo è divenuta la religione del sacrificio e della sottomissione del fedele di Cristo all’autorità e al potere.
L’apocalisse (rivelazione) di Gesù sta nelle opere di carità dei suoi discepoli e in quelle di tanti che lavorano e lottano oggi per abolire privilegi, frontiere, esclusioni, ingiustizie dalla faccia della terra.
Dio come l’amore delle persone amate, l’amicizia delle persone care, come una luce, una voce, una parola, un contatto, un gusto, un profumo. Vero.
Possiamo ancora chiamarla poeticamente anima, ma è semplicemente passione per la vita, energia interiore, amore creativo. L’erudizione sta nella testa, ma l’intelligenza – secondo gli antichi – sta nel cuore.
Oggi siamo obbligati a riconsiderare l’ideologia cattolica della provvidenza, cioè la convinzione che anche i peggiori mali e le sofferenze più crudeli appartengano a un disegno appunto provvidenziale in vista di un bene superiore.
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