lunedì 2 marzo 2020

Libertà di religione


Di Howard Shippin - http://en.wikipedia.org/wiki/Image:View_east_121202c_760.jpg
Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=923392

Sulla libertà religiosa la Costituzione italiana afferma alcuni principi fondamentali. I cittadini non devono essere discriminati in base alla loro religione. Le diverse confessioni religiose sono uguali di fronte allo Stato. Esse possono stringere accordi specifici con lo Stato. Quello italiano è un modello di laicità inclusiva e dialogica che si è dimostrato più funzionale dei modelli adottati da altri Paesi. I credenti non cattolici in Italia sono quasi 6 milioni. Soltanto il 10% però gode di un’Intesa con lo Stato prevista dall’articolo 8 della Costituzione. Tra questi le chiese evangeliche (valdesi, metodisti etc.), le comunità ebraiche, le chiese ortodosse del Patriarcato di Costantinopoli, i centri buddhisti e induisti associati (UBI e UII). Rimangono senza accordi con lo Stato 2 milioni di musulmani, 1,5 milioni di ortodossi romeni, 400 mila testimoni di Geova, 200 mila pentecostali, 70 mila sikh e molti altri. Per questi esiste una Legge del 1929 che li definisce “culti ammessi”. Perché dal 1980 in poi non è stata fatta una Legge sul pluralismo religioso? Perché ai politici il tema sembra meno importante di altre libertà civili. Perché molti italiani pensano all’Italia come un Paese cattolico che concede spazi agli altri. Infine perché politici e cittadini delle religioni conoscono poco e niente.

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