lunedì 3 febbraio 2020

Brexit d'acciaio



Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord) esce dall’UE (Unione Europea). L’opinione pubblica era divisa già all’ingresso nel 1973 e ha votato per l’uscita (British exit o Brexit) nel 2016. Il Parlamento Europeo ha approvato l’accordo di divorzio concluso dal Consiglio Europeo con la Gran Bretagna. A Londra musica, canti e balli per tutta la notte, il discorso alla nazione del premier Boris Johnson, le bandiere blu dell’UE ammainate dai palazzi istituzionali. Per l’occasione coniate 3milioni di monete da 50 penny e altre 7milioni entro fine anno. Comincia così un periodo di transizione di un anno in cui UE e UK (United Kingdom o Regno Unito) dovranno accordarsi sul libero scambio di merci, sulla circolazione delle persone e sulla sicurezza. Per ora Johnson vuole controlli alle frontiere perché la sovranità è più importante del commercio. Una prima conseguenza della Brexit è la crisi del polo siderurgico (acciaio) di Scunthorpe che all’ingresso nell’UE occupava 30mila operai scesi ora a 4mila. Il Regno Unito rischia infatti di diventare troppo piccolo per competere a livello mondiale.  I cinesi del gruppo Jingye hanno offerto 50milioni di sterline e investimenti per 1,2miliardi in 10 anni. Quello inglese è acciaio pregiato per la costruzione dei binari ferroviari di mezza Europa (compresa l’Alta Velocità italiana). I cinesi sanno produrre solo l’acciaio a basso costo che ha messo in crisi quello pregiato inglese. Al momento le acciaierie Scunthorpe producono 2.800 tonnellate di acciaio l’anno. Per ora restano in funzione 3 altoforni su 4. I cinesi hanno già annunciato 500 licenziamenti.

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