Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso più di tredicimila giovani hanno letto la Bibbia con il metodo della lectio divina. Un approccio graduale al testo secondo un’antica regola cristiana che si richiama al metodo rabbinico. Questo volume raccoglie tutte le edizioni della Scuola della Parola proposta da Carlo Maria Martini durante il suo episcopato a Milano. I testi presi in esame sono soprattutto Salmi e, fatta eccezione per un capitolo del libro di Giosuè, brani tratti dalle Scritture cristiane.
È noto che nel mondo ebraico la Scrittura viene insegnata nelle scuole. La Bibbia è torah, libro che guida nel cammino, istruzione pratica di vita. Da qui per Martini la necessità di una lettura assidua e continua di tutte le Scritture, ogni sezione di ogni libro, delle Scritture ebraiche e di quelle cristiane. Perché le prime illuminano e spiegano le seconde.
Martini ha visto chiaramente in anticipo la frammentazione culturale della società occidentale secolarizzata. Riteneva che fosse impossibile continuare ad avere fede in questi tempi senza nutrirsi anche personalmente della Scrittura. Con il Concilio Ecumenico Vaticano II la lectio divina è divenuta un diritto di ogni cristiano. Anche e soprattutto dei laici. Infatti non è una predica, è una scuola, un tempo e un luogo in cui ognuno pone le sue domande al testo.
Il clima fondamentale di ogni Scuola della Parola era la preghiera. Un respiro più largo del solito. Come quello che viene spontaneo contemplando un paesaggio di montagna, immergendosi nella solitudine di un bosco, assaporando l’ascolto di una melodia. Martini accostava il parallelismo dei Salmi, l’immagine espressa due volte secondo antitesi o sintesi, al movimento di inspirazione ed espirazione. Perché più che parlare della Bibbia, ricorda Ravasi nell’introduzione, Martini parlava la Bibbia.
Quanto a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un dorso di monte, che io ho conquistato (Genesi 48,22)
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