In questi giorni si svolge, nella chiesa di Milano, un sinodo minore sulla questione degli stranieri. Si tratta di aggiornare un capitolo specifico - la "pastorale degli esteri" - di un sinodo (maggiore) indetto più di vent'anni fa. Il 47° "convenire e incontrarsi" dei fedeli ambrosiani era stato voluto dall'arcivescovo Carlo Maria Martini.
Circa 25 anni fa, dunque, scrissi un testo per la consultazione sinodale. Un contributo personale, nient'affatto comunitario, da solitario eremita. Il consiglio parrocchiale di Copreno aveva infatti deciso di lavorare solo su cinque delle diciassette aree tematiche proposte. Quella del "dialogo interconfessionale e interreligioso" era stata esclusa. Mentre la chiesa di Ambrogio si interrogava sulla sua vita e sulla sua missione, la mia comunità cristiana escludeva dal suo orizzonte le altre chiese e le altre religioni. Una scelta che mi sembrò quantomeno inopportuna.
Sono cresciuto in umanità anche grazie ad alcune iniziative di Martini: l'assemblea di Sichem, la Scuola della Parola, la Cattedra del dialogo. Così, sulla base dell'esperienza - gli incontri con ebrei a Camaldoli, l'amicizia con un cristiano valdese, il lavoro con un immigrato libanese di fede islamica - riportai le mie opinioni e qualche sensazione. Mi invitarono in un gruppo di dialogo formato da cattolici, evangelici ed ebrei. Erano anni di fermenti e di entusiasmi.
Leggo oggi - me l'ero dimenticato - che mi qualificai come marrano. Uno di quei "porci" ebrei che nella Spagna cattolica finsero di essere cristiani per evitare l'espulsione e altri guai minori. Studiavo la Bibbia in una facoltà teologica, l'ebraico presso le religiose di Nostra Signora di Sion, la gestione dei conflitti nel villaggio di Nevé Shalom / Wahat as Salaam, dove convivono cittadini israeliani delle tre religioni abramiche. Ma in quegli anni la matrice ebraica della fede cristiana faceva problema. Per questo mi definii provocatoriamente un marrano, un uomo che si sentiva un giorno un poco ebreo e l'altro un poco cristiano.
Quanto a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un dorso di monte, che io ho conquistato (Genesi 48,22)
giovedì 15 marzo 2018
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