Un dialogo è un colloquio che si svolge tra due o più persone. A volte il dialogo non ha fini particolari se non una migliore conoscenza reciproca. Quando si sposta su un piano lavorativo, sociale, politico, il dialogo acquisisce l’obiettivo di un accordo o di un’intesa. In ogni caso si tratta di una prassi, di un evento in fieri, di una notizia più da giornale che da libro. Una regola anglosassone indica in cinque punti fondamentali la modalità per dare forma giornalistica a una notizia e per trasmetterla ai lettori: chi (who), cosa (what), dove (where), quando (when) e perché (why). A questi è bene aggiungere un ulteriore punto che spieghi come (how) il dialogo sia accaduto e continui ad accadere.
Chi
Ebrei e cristiani che dialogano sono chierici e laici, rabbini e non, donne e uomini, di tutte le estrazioni sociali, da tutte le latitudini. Spesso questi dialoghi sono essenziali per la convivenza familiare e sociale, ma non lasciano traccia, se non in qualche romanzo o autobiografia. In questa accezione molto ampia di dialogo c’è spazio per tutto quanto avviene sulla faccia della terra. Il dialogo va inteso innanzitutto così. Anche il dialogo specialistico non deve mai dimenticare di essere espressione particolare di un fenomeno universale e, anzi, di trarre proprio da qui la sua linfa vitale e la sua ragion d’essere.
Del resto anche il dialogo specialistico, teso al raggiungimento di un accordo o quantomeno a una chiarificazione delle posizioni e delle categorie di pensiero utilizzate, è difficilmente definibile e confinabile in modo preciso. Sull’esempio del teologo protestante Ralf Rendtorff in Germania, il cattolico Giovanni Cereti e l’ebrea Lea Sestieri hanno raccolto in un volume alcune dichiarazioni di dialogo tra ebrei e cristiani nel periodo compreso tra il 1945 e il 1985. Ne sono risultate 166 dichiarazioni cristiane, di cui 85 cattoliche e 81 protestanti, 8 dichiarazioni ebraiche e 12 comuni. Gli interlocutori di parte cattolica sono in particolare la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, espressione del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e poi papi, concili, conferenze episcopali e sinodi diocesani. Da parte protestante si sono espressi il Consiglio ecumenico delle chiese e singole comunità locali. Gli interlocutori di parte ebraica sono anzitutto l’International Jewish Committee for Interreligious Consultations (IJCIC), organismo che riunisce associazioni laicali come il Bené Berit, il World Jewish Congress (WJC), le principali congregazioni ebraiche americane e il Committee for Interreligious Contacts in Israele (CICI), e quindi il Catholic-Jewish Liaison Committee (CJLC), sua emanazione, e in generale unioni di rabbini a livelli continentale, nazionale o locale. Il protagonista delle dichiarazioni comuni è l’Intemational Council of Chiistians and Jews (ICCJ) con sede presso la Martin Buber House a Heppenheim in Germania.
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