domenica 21 gennaio 1996

17 gennaio 1996. Giornata dell'ebraismo 1996. Sussidio per una liturgia della Parola a cura della Commissione diocesana per l'Ecumenismo e il Dialogo dell'Arcidiocesi di Milano

Benedetto sei Tu, Signore Dio nostro re del mondo, che ci hai fatti vivere, ci hai sostenuti e ci hai fatti giungere a questo giorno.

Levitico 19,1-4;9-18

Il Signore disse ancora a Mosè: “Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: ‘Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo.Ognuno rispetti sua madre e suo padre e osservi i miei sabati. Io sono il Signore, vostro Dio. Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio’.

Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. Non ruberete né userete inganno o menzogna gli uni a danno degli altri. Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perché profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; il salario del bracciante al tuo servizio non resti la notte presso di te fino al mattino dopo. Non disprezzerai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”.

Commento. Essere santi perché (o come) Dio è santo significa seguire il Signore, provare ad imitarLo (imitatio Dei), prendere esempio da Lui. Ciò avviene nella misura in cui l’uomo si sforza di sviluppare in sé stesso le qualità di Dio. E’ scritto nel Talmud Babilonese: “Così come Egli veste gli ignudi [fece tuniche di pelli ad Adamo ed Eva] (cfr. Gn 3,21) vesti anche tu gli ignudi. Il Santo, benedetto sia, visitava gli ammalati [visitò Abramo sofferente per la circoncisione] (cfr. Gn 18,1). Così anche tu devi visitare gli ammalati. Il Santo, benedetto sia, consolava i sofferenti [benedisse Isacco alla morte di suo padre] (cfr. Gn 25,11). Così consola anche tu i sofferenti. Il Santo, benedetto sia, ha seppellito i morti [seppellì Mosè nella terra di Moab] (cfr. Dt 34,6). Così anche tu da’ sepoltura ai morti” (Sotah 14a). E’ quindi estremamente significativo che il brano si concluda con il cosiddetto comandamento dell’amore, che molti si stupiranno di trovare nell’Antico Testamento a testimonianza della consanguineità tra ebraismo e cristianesimo, citato anche da Gesù, insieme con Dt 6,5, in un tentativo di sintetizzare il messaggio biblico (cfr. Mt 22,37-40).

 Salmo 146

 R. Loderò il Signore per tutta la mia vita,finché vivo canterò inni al mio Dio.

 Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare. Esala lo spirito e ritorna alla terra; in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni. R.

 Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, da’ il pane agli affamati. R.

 Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti. R.

 Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l'orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione. R.

 Matteo 25,31-42

 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. Rispondendo, il re dirà loro: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch'essi allora risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?”. Ma egli risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me”. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna.

 Commento. La sofferenza, la fame, la sete, la malattia sono, e devono restare, luoghi in cui la presenza di Dio non appare. E’ per questo che i benedetti di Dio ignorano i propri meriti così come i maledetti non conoscono le proprie colpe. Ciò che conta è che colpa e merito non nascono dal rivolgersi al Dio che non si vede (cfr. 1 Gv 4,20), quanto piuttosto dal modo in cui si tratta il fratello che si vede. Il maestro chassidico Rabbi Moshe Loeb di Sasow, molti secoli dopo la stesura dei Vangeli, dirà: “Quando uno viene da te e ti chiede aiuto, allora non devi piamente raccomandargli: ‘Abbi fiducia e rivolgi la tua pena a Dio’, ma devi agire come se non ci fosse Dio, come se in tutto il mondo ci fosse uno solo che può aiutare quell’uomo, tu solo”. Colpa e merito non derivano da un’apertura, falsamente devota, verso Dio, quanto piuttosto dalla prassi (per così dire laica) con cui ci si accosta all’altro uomo.

 Preghiera dei fedeli

 Convinti che come cristiani siamo così apparentati al popolo d’Israele da non poter ignorare la sua ricchezza spirituale e il suo significato per la nostra fede, rivolgiamo la nostra preghiera a Dio, Padre comune, principio e fonte di ogni bene.

 1. Benedetto sei Tu, Signore Dio nostro re del mondo, che con imperscrutabile amore hai scelto Israele quale tua particolare proprietà ed hai continuato a manifestargli i tuoi favori. Fa’ che anche noi cristiani possiamo conoscerlo ed amarlo secondo il tuo esempio. Preghiamo.

 2. Perché cristiani ed ebrei possiamo vincere le diffidenze e riconoscere gli uni negli altri un dono dell’amore di Dio nella storia. Preghiamo.

 3. Perchè l’insegnamento religioso, la catechesi e la predicazione, incoraggino una conoscenza più approfondita della tradizione ebraica vivente e formino non solo all’obiettività, alla giustizia e alla tolleranza, ma anche alla comprensione e al dialogo. Preghiamo.

 4. Perché, in sincera amicizia con i fratelli ebrei, possiamo adempiere insieme al servizio comune verso l’intera umanità, al fine di rendere presente la santità del nostro unico Signore in noi stessi, nelle nostre famiglie, nella società e nella creazione. Preghiamo.

 5. Perché siamo vigilanti e risoluti a condannare e ad eliminare totalmente principi e situazioni di antisemitismo e razzismo, nella consapevolezza di operare per una umanità rinnovata. Preghiamo.

 6. Perché la giornata dell’ebraismo sia occasione, per noi cristiani, di approfondire l’amore del prossimo, in particolare l’amore e la riconoscenza verso i fratelli ebrei e ci stimoli ad agire non a parole, ma in opere di gistizia e di misericordia verso il prossimo. Preghiamo

 Dio onnipotente ed eterno, dona al mondo la pace nella giustizia e nella fraternità. Fa’ che ebrei e cristiani collaboriamo all’unità della famiglia umana secondo il tuo disegno di salvezza. Amen.

 

 

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