martedì 2 aprile 2024

Emorragia


Un limite della teologia cattolica della liberazione, che ha certo anche pregi, è far risaltare la luce di Gesù sulle ombre dei suoi contemporanei. Facendo questo si ignorano tutti i più recenti studi biblici ed esegetici che recuperano l'ebraismo di Gesù.

Prendiamo un commento del brano dell'emorroissa, presente in tutti i vangeli sinottici (Matteo9, 20-22;  Marco 5, 25-34; Luca 8, 43-48), fatto da un teologo della liberazione (non ne citeremo il nome).

Certo chi toccava una donna affetta da emorragia continua (in ebraico: zava'), secondo le norme contenute nel libro del Levitico avrebbe dovuto lavare i suoi vestiti e sarebbe rimasto impuro fino a sera.

Non era questo un "insegnamento di farisei e scribi", era la Bibbia. Non era "parola delle autorità religiose", per i credenti è parola di Dio.

E che dire degli apostoli? Sono davvero "ottusi"? Anche noi, come gli apostoli, in mezzo alla folla non sapremmo individuare chi ha toccato Gesù. E anche noi faremmo la stessa domanda di Gesù, perché sentirsi toccare da uno sconosciuto in mezzo a una folla non è piacevole.

E da dove si deduce poi che la donna, mettendosi in mezzo alla folla, "avrebbe potuto essere rigettata e lapidata"? Che significa, in concreto, essere rigettata? La lapidazione era eventualmente prevista per un'adultera (e il relativo compagno di adulterio), ma l'emorroissa non lo era.

Il vero focus del brano è che il messia, uomo la cui forza viene da Dio, guarisce la donna e semmai è proprio la donna che inconsapevolmente, con il suo tocco, rivela a Gesù di essere il messia.

È così "coraggioso" il gesto della donna? Sappiamo bene che quando una persona soffre, si aggrappa a qualsiasi appiglio di speranza.

E Gesù "disobbedisce alla legge della purezza"? Come tutti coloro che toccavano un cadavere. Si lasciavano forse i morti insepolti?

Gesù "si lascia toccare dall'emorroissa"? Come faceva a sapere che l'avrebbe toccato? E dunque la sua domanda ("chi è stato?") è fasulla?

La "mentalità patriarcale giudaica" evocata dal teologo liberatore è piuttosto una mentalità universale e, purtroppo, non è solo retaggio del passato, ma è ancora assai presente, anche nella chiesa cattolica.

Ecco un esempio di come la teologia della liberazione (e a volte anche la teologia femminista), pur partendo da presupposti condivisibili, può giungere a risultati deprecabili.

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