mercoledì 20 aprile 2022

 

Primo passo: il ritorno a se stessi

Il comandante della prigione chiese al recluso rabbi chassidico Shneur Zalman: "Come bisogna interpretare che Dio onnisciente dica ad Abramo: 'Dove sei?'". La risposta dello zaddik fu: "In ogni tempo Dio interpella ogni uomo: 'Dove sei nel tuo mondo?'. Dio dice per esempio (al comandante): 'Ecco, sono già 46 anni che sei in vita. Dove ti trovi?'. Ritornare a se stessi significa confessare: 'Mi sono nascosto'".

Secondo passo: il cammino particolare

Rabbi Sussja in punto di morte disse: "Nel mondo futuro non mi si chiederà: 'Perché non sei stato Mosè?'. Mi si chiederà invece: 'Perché non sei stato Sussja?'". La diversità costituisce la grande risorsa del genere umano. In ognuno c’è qualcosa di prezioso che non c’è in nessun altro.

Terzo passo: la risolutezza

L’uomo è in grado di unificare la propria anima nel senso di uomo intero, corpo e spirito fusi insieme. Questa unificazione deve prodursi prima che l’uomo intraprenda un’opera eccezionale. Nessuna unificazione dell’anima è tuttavia definitiva.

Quarto passo: cominciare da se stessi

Le situazioni conflittuali che oppongono agli altri sono solo conseguenze di situazioni conflittuali presenti nell’anima. Ogni conflitto tra me e i miei simili deriva dal fatto che non dico quello che penso e non faccio quello che dico. Se risalgo al mio conflitto interiore devo tuttavia pretendere altrettanto dal mio avversario.

Quinto passo: non preoccuparsi di sé

Bisogna dimenticare se stessi e pensare al mondo. Sopravvalutare eccessivamente la gravità dei propri peccati significa sminuire altrettanto eccessivamente il valore della penitenza fatta fino a quel momento.

Sesto passo: fare ciò che ci è chiesto là dove ci si trova

Nell’ambiente che avverto come il mio ambiente naturale, nella situazione che mi è toccata in sorte, in quello che mi capita giorno dopo giorno, in quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale.

Settimo passo: lasciare entrare Dio

Quello che un uomo fa nella santità qui e ora non è meno importante è meno autentico della vita del mondo futuro. I due mondi sono uno solo. Dio vuole entrare nel mondo che è suo ma vuole farlo attraverso l’uomo.

mercoledì 6 aprile 2022

La preghiera cattolica "per gli ebrei"


La dichiarazione Nostra Aetate (1965) del Concilio Ecumenico Vaticano II non dice nulla sulla preghiera.

Gli Orientamenti (1974) auspicano “un incontro in comune, davanti a Dio, in preghiera e meditazione silenziosa” che prenda spunto da “grandi cause, come quelle della giustizia e della pace”.

I Sussidi (1985) sottolineano la radice ebraica del cristianesimo: “La liturgia della Parola, nella sua struttura specifica, ha origine nell’ebraismo. La preghiera delle Ore ed altri testi e formulari liturgici si riscontrano parallelamente anche nell’ebraismo come le formule stesse delle nostre preghiere più sacre, così, ad esempio, il Padre nostro. Anche le preghiere eucaristiche si ispirano a modelli della tradizione ebraica”.

La Chiesa Cattolica, nella preghiera universale della celebrazione vespertina del venerdì santo, recitata dopo il rito dell’adorazione della croce, un tempo pregava per i “perfidi giudei”.

Nella traduzione dei vescovi italiani la nuova preghiera introdotta nella liturgia da Paolo VI (1970):

“Preghiamo per gli ebrei:
il Signore Dio nostro,
che li scelse primi fra tutti gli uomini
ad accogliere la sua parola,
li aiuti a progredire sempre
nell’amore del suo nome
e nella fedeltà alla sua alleanza.
Dio onnipotente ed eterno,
che hai fatto le tue promesse
ad Abramo e alla sua discendenza,
ascolta la preghiera della tua Chiesa,
perché il popolo primogenito della tua alleanza
possa giungere alla pienezza della redenzione.
Per Cristo nostro Signore”.

Il discorso della montagna (Matteo 5) di Gesù di Nazaret

  LE BEATITUDINI (PREMESSA ALLE SUPERTESI) Il rotolo di Qumran 4Q525 2 II, 1-6 ha 9 beatitudini, di cui solo le ultime 5 sono conserva...