giovedì 10 marzo 2022

Diocesi di Milano - Sinodo 47°



III La coscienza cristiana della relazione con il popolo ebraico


308. La conoscenza della tradizione ebraica vivente

            § 1. Chiesa e popolo ebraico sono due comunità «legate a livello stesso della propria identità»[1]. Tuttavia la relazione delle comunità cristiane con il popolo ebraico non può essere confusa con l'ecumenismo, che concerne il dialogo tra le chiese cristiane. Un rapporto positivo del cristiano con la tradizione ebraica vivente costituisce un presupposto fondamentale non solo per una corretta lettura dell'Antico Testamento, ma anche per un'intelligenza cristiana della storia della salvezza. Infatti, l'autocoscienza cristiana, e dunque lo stesso cammino ecumenico, presuppongono la radice ebraica (cf Rm 11,16-18).

             § 2. Nella storia delle Chiese non sono mancati gravi pregiudizi antiebraici che hanno favorito la diffusione dell'antisemitismo. Nella predicazione e nella prassi pastorale occorre eliminare pertanto quei pregiudizi e modi di esprimersi erronei e offensivi nei confronti di ebrei e di ebraismo che hanno generato in passato un diffuso sentimento antigiudaico. Non è sufficiente condannare l'antisemitismo. E' necessario «essere per il popolo ebraico»[2], cioè venerarne il mistero, conoscerne la storia e le tradizioni religiose, la cultura e le ricchezze spirituali. Pertanto venga proposto lo studio dell'ebraismo nel seminario teologico e negli istituti di formazione religiosa.

             § 3. I fedeli e i presbiteri si educhino a vivere un atteggiamento di vera e fraterna amicizia e collaborazione con gli appartenenti alla comunità ebraica con cui vengono in contatto e a sviluppare la comune responsabilità di credenti di fronte ai problemi della società.

             § 4. L'annuale giornata dell'ebraismo, istituita dai vescovi italiani a partire dal 17 gennaio 1990, venga celebrata in tutte le comunità e adeguatamente illustrata nelle assemblee liturgiche della domenica precedente. Essa ha lo scopo di introdurre i fedeli a una conoscenza più profonda dell'ebraismo e intende favorire la crescita di un sincero amore verso il popolo ebraico. Gli uffici diocesani competenti preparino i sussidi adeguati.

309. L'integrale accoglienza della rivelazione ebraico-cristiana

             § 1. La relazione della comunità cristiana con il popolo ebraico appartiene alla struttura stessa della fede che si fonda sulla rivelazione biblica. La fede cristiana, che afferma l'unità dei due Testamenti, esige che il Nuovo Testamento non venga contrapposto all'Antico, ma che sia letto in continuità con esso. Per l'ebreo Gesù la Bibbia ebraica è Parola di Dio: i suoi discepoli in ogni tempo devono cercare di interpretare l'Antico Testamento con la sua stessa fede (cf Lc 24,25-27).

     Nella predicazione e nelle celebrazioni liturgiche si abbia cura di presentare le Scritture dell'Antico Testamento nella loro specificità e nel loro contesto storico-salvifico. Infatti l'estensione del senso apportata dal Vangelo non elimina ogni altro senso e il pieno adempimento della Legge e dei Profeti da parte di Gesù non li abolisce (cf Mt 5,17).

             § 2. Il riconoscimento della ebraicità di Gesù e della Chiesa madre a Gerusalemme fa prendere coscienza dei legami con il popolo di Abramo e delle conseguenze che ne derivano per la dottrina, la disciplina, la liturgia, la vita spirituale della Chiesa e addirittura per la sua missione nel mondo di oggi.

     I pastori educhino le comunità cristiane a riconoscere il ruolo singolare di Israele nella storia della salvezza e a non intendere la Chiesa in termini sostitutivi o antitetici al popolo ebraico.

             § 3. La Congregazione per il rito ambrosiano nella revisione dei libri liturgici sia attenta a modificare eventuali espressioni, che risentano di pregiudizi antigiudaici o che possono prestarsi a interpretazioni meno corrette.

             § 4. Gli uffici competenti vigilino affinché i sussidi liturgici, catechetici e pastorali siano coerenti con le indicazioni offerte dai documenti della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo dell'allora Segretariato per l'unione dei cristiani[3].

[1]   Cf  Giovanni Paolo II, Allocuzione ai delegati delle conferenze episcopali per i rapporti con l'ebraismo, 6 marzo 1982.

[2]   Cf  C. M. Martini, Discorso alla manifestazione "Milano contro l'antisemitismo per la solidarietà", 14 dicembre 1992.

[3]   Segretariato per l'unione dei cristiani - Commissione per i rapporti con l'ebraismo, Orientamenti e suggerimenti per l'applicazione della dichiarazione "Nostra aetate", n. 4; Segretariato per l'unione dei cristiani - Commissione per i rapporti con l'ebraismo, Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica.

 

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