lunedì 5 luglio 2021

Il vangelo secondo Luca

 

Chi

L’evangelista Luca, l’autore degli Atti, secondo la tradizione un gentile di Antiochia, celibe, medico (cf Col 4,14), uomo di cultura, con una chiara familiarità con i classici e la Bibbia greca, non altrettanta con l’ebraismo e i suoi precetti, resta il dubbio se fosse di origine ebraica oppure l’unico gentile degli evangelisti, forse protagonista delle sezioni in “noi” (cf At 16,10-17; 20,5-21; 27,1-28,16) e compagno di viaggio di Paolo (cf Col 4,14; Fm 24; 2 Tm 4,11).

 

Quando

Tra l’80 e il 90 d.C. anche se alcuni, vista la brusca interruzione degli Atti, propongono il 62.

 

Dove

Forse Grecia, quasi certamente i destinatari erano tutti gentili.

 

Come

Senza conoscere l’epistolario paolino: con una teologia differente da quella di Paolo, in Luca non c’è alcuna polemica contro la “legge”, il Paolo lucano è diverso da quello delle lettere, Luca ne evidenzia l’oratoria e i miracoli, non gli conferisce mai il titolo di “apostolo” che Paolo rivendica

Con un particolare interesse per l’oikoumene (tutta la terra abitata) e la sua storia: “perché state a guardare il cielo?” è la domanda che gli angeli rivolgono agli apostoli dopo l’ascensione di Gesù (cf Atti 1,11), con i poveri, i peccatori, gli ultimi, con la vita concreta di personaggi che tratteggia con cura e di cui descrive la conversione, con le donne che seguono Gesù (8,2-3) e per la peccatrice che riceve il suo perdono (7,36-47)

Nell’unità tra il Vangelo di Luca e gli Atti: si aprono con la stessa dedica a Teòfilo, mostrano una certa unità di vocabolario e di stile, la definizione dei cristiani come “fratelli”, il peculiare utilizzo del termine “chiesa” (ekklesia), l’uso della metafora della “via” (hodos).

Il “fuoco della missione” brucia nel petto di Luca: la fiamma che ardeva nei discepoli di Emmaus mentre camminavano conversando con Gesù risorto (cf Luca 24,32), il “manifesto” del libro degli Atti è la frase “mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (Atti 1,8), la chiesa madre è il primo frutto della testimonianza a Gerusalemme, e getterà il suo seme nella Giudea e nella Samaria, a partire dalla chiesa di Antiochia, soprattutto attraverso l’azione missionaria di Paolo, la testimonianza raggiungerà prima il centro culturale (Atene) e poi quello politico (Roma) dell’impero romano, la parabola degli Atti terminerà, pur senza una concreta conclusione narrativa, agli “estremi confini della terra” rispetto a Gerusalemme.

Il rapporto con la rivelazione divina della quale Israele è depositario: “tradimento fedele” della Chiesa rispetto a Israele, continuità pur nella novità, che fu già di alcuni profeti, estensione al mondo intero delle promesse fatte da Dio a Israele, il tempo della chiesa è un compimento aperto e ancora da concludere, i cristiani sono chiamati a vedere in Cristo la realizzazione della promessa, senza che venga meno in loro l’attesa di un compimento ultimo, uno schema a tre fasi “promessa-realizzazione-compimento” che apre la porta alla parusia (ritorno) di Cristo sulla terra, Gesù è “luce per le genti e gloria del suo popolo Israele” (2,32).

La peculiarità del vangelo di Luca: l’ampia sezione da 9,51 a 19,46il buon samaritano, il figlio prodigo, il ricco e il povero Lazzaro, la visita a Marta e Maria, l’incontro con Zaccheo – e la passioneil sudore che diviene sangue (22,4), il buon ladrone (23,39-43), le ultime parole di Gesù (23,46), i discepoli di Emmaus (24,13-35).

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