sabato 16 gennaio 2010

Ringraziamenti. Giornata dell'ebraismo 2010


 

Ringraziamenti

Giornata dell’ebraismo

La quarta parola: “Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo” (Esodo 20,8)

Tempio Centrale David uMordechai di via Guastalla

16 gennaio 2010

 

A nome del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano (CCCM) desidero ringraziare la Comunità ebraica di Milano, in particolare il suo presidente dott. Leone Soued per aver accolto la proposta di invitare in sinagoga esponenti di diverse confessioni cristiane in questa occasione. Un ringraziamento forte al rabbino capo dott. Alfonso Arbib per la riflessione che ci ha proposto sul significato del sabato e per l’appoggio che egli ha subito voluto dare a questa possibilità di incontro; e infine un ringraziamento particolare al rabbino capo emerito prof. Giuseppe Laras, sia per il messaggio che ci ha comunicato, sia perché è una lieta occasione rincontrarlo in una iniziativa che è cominciata con la sua diponibilità e collaborazione quando egli era ancora in attività di servizio. Non possiamo non ricordare il suo impulso e il suo apporto fondamentale al dialogo ebraico-cristiano sia a Milano che in tutta Italia, che dura ormai da molto tempo.

Grazie dunque per questo invito in occasione della giornata nota come “17 gennaio”, giornata dedicata alla riflessione e all’approfondimento della conoscenza dell’ebraismo da parte dei cristiani. Si tratta, come è noto, di una ricorrenza istituita dalla Conferenza episcopale italiana ormai parecchi anni fa, ma che a Milano è stata fatta propria dal CCCM e quindi dalle 18 chiese che in esso si riconoscono. E’ dunque una importante occasione di condivisione e di scambio per le chiese che è resa ancora più significativa da questo invito che ci consente uno scambio fraterno anche con la Comunità ebraica di Milano.

E siamo doppiamente lieti di essere qui questa sera perché è anche il segno che si sta lavorando per superare un momento acuto di difficoltà nei rapporti tra il mondo ebraico italiano e la chiesa cattolica romana. Questo momento di crisi non riguarda, come sappiamo, i rapporti tra mondo ebraico e le altre chiese cristiane, come aveva dimostrato l’incontro dell’anno scorso con rav Laras promosso sempre dal CCCM, ma è comunque motivo di disagio e di sofferenza per tutte quante le chiese.

Infatti il dialogo con l’ebraismo è, per tutte le chiese cristiane, una componente essenziale del loro stesso dialogo ecumenico. Nel rapporto con l’ebraismo, infatti, le chiese cristiane si trovano a confrontarsi con se stesse e tra di loro e possono approfondire meglio i rapporti che le legano reciprocamente e la fedeltà alla loro vocazione comune.

Infatti in tutti i paesi in cui vi è incontro e scambio tra mondo ebraico e mondo cristiano, questo avviene con una partecipazione plurale di chiese da parte cristiana.

E non è certo un caso che questa giornata preceda immediatamente la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il momento ecumenico intra-cristiano più importante dell’anno, anzi è il segno di un nesso, direi di un legame profondo.

Perché ormai sempre più si va affermando nelle chiese la coscienza che è necessario, da un lato, sostituire il quasi bimillenario “insegnamento del disprezzo” verso l’ebraismo con un profondo “insegnamento del rispetto”; ma anche la necessità di avvicinare la tradizione ebraica e il suo modo di interpretare la Torah. Senza questa conoscenza il cristianesimo è monco, manca di una parte fondamentale, tradisce la sua vocazione. Certo questa convinzione deve diventare coscienza diffusa, deve permeare di sé la predicazione e la catechesi cristiane a ogni livello e in tutte le tradizioni confessionali, e la strada è ancora lunga. Ma è già stato percorso un bel tratto di strada e, soprattutto, l’impulso è stato dato.

Tutto questo, ovviamente, nella convinzione che il dialogo può definirsi tale solo se nel suo svolgimento gli interlocutori continuano a rimanere distinti, ciascuno con la sua propria identità. Il dialogo cambia sicuramente chi vi si impegna, ma rispetta la diversità.

Tuttavia per le chiese cristiane vi è un grande bisogno di mettersi in ascolto di Israele, della sua tradizione e della sua sapienza, passata e, lo sottolineo, presente.

Riconoscere che ‘am Israel hai (il popolo d’Israele vivente) è il primo passo da fare in questa direzione.

E in questa direzione va la presenza di cristiani e cristiane questa sera in questa sinagoga: comprendere il senso profondo dello shabbat, anzi della “regina sabato”, il suo essere anticipazione di eternità, il fatto di essere vissuto come anticipazione escatologica della ricomposizione delle fratture del mondo, è qualcosa che noi dobbiamo ascoltare e fare anche nostro. Il sabato è il riconoscimento della sovranità di Dio sul mondo e quindi della responsabilità che noi abbiamo reciprocamente e verso quel creato che ci è affidato come un tesoro prezioso, ma di cui non siamo padroni. Il settimo giorno è anche il giorno del riconoscimento dei diritti, in particolare vorrei sottolinearlo, degli schiavi, degli stranieri, e anche del bestiame. Proprio perché ci si astiene dal lavoro è anche il giorno della dignità del lavoro. Questo ci ricorda Esodo 20,10, che il settimo giorno è sacro al Signore, è un dono che Egli ha fatto al suo popolo, e tramite Israele fa alle genti.

Gioachino Pistone

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