Perché
Ebrei e cristiani dialogano per motivi differenti. Dopo quasi due millenni di dispute teologiche è giunto da meno di un secolo il momento del dialogo. Le dispute medievali presupponevano l’immutabilità della tradizione cristiana e imponevano la conversione dei singoli ebrei al cristianesimo. II dialogo presuppone il desiderio di conversione dei cuori all’unico Dio e mette in discussione la necessità di un passaggio dall’ebraismo al cristianesimo e viceversa.
La figura di Giovanni Paolo II è stata determinante nei rapporti tra cattolici ed ebrei. Papa Wojtyla ha affermato che l’alleanza di Dio con il popolo d’Israele “non è mai stata revocata” (17 novembre 1980) e che “ebraismo e cristianesimo sono legati a livello stesso della loro identità” (12 marzo 1979). Un documento cattolico del 1985 dice che “Gesù è ebreo e lo è per sempre” (Ebrei ed Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica. Sussidi per una corretta presentazione, 1985). Riconoscere che Gesù è ebreo e che la Chiesa ha origini ebraiche, perché Maria e gli apostoli erano ebrei, ha delle conseguenze sulla dottrina, sulla spiritualità, sulla liturgia e sulla missione di tutto il cristianesimo. Per questo Giovanni Paolo II ha detto agli ebrei; “voi siete i nostri fratelli maggiori” (13 aprile 1986).
Ebrei e cristiani oggi dialogano per una migliore comprensione reciproca. Gli ebrei hanno a cuore in particolare l’assoluta parità dei dialoganti. I cristiani mirano a una maggiore autocomprensione. Obiettivi differenti che non confliggono tra loro.
Come
Il dialogo di ebrei e cristiani si presta a qualche critica. La principale accusa, mossa da più parti, è che l’attuale dialogo sia una forma di politica religiosa che ha ben poco ascolto alla base. A livello psicologico, peraltro, la polarità tra ebrei/vittime e cristiani/persecutori non ne favorisce la diffusione. Proprio per non dimenticare il passato è bene ricordare l’intenso confronto spirituale, religioso, culturale e sociale tra ebrei e cristiani in alcuni momenti storici. Infine il dialogo non deve far dimenticare alle parti in causa l’esigenza di una messianica “luce dei popoli” (Isaia 42,6; 49,6). Ebrei e cristiani devono operare nel mondo con uno spirito di servizio all’umanità intera. Quale migliore testimonianza dell’unico Dio in cui credono?
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