Il 17 febbraio valdesi ed ebrei italiani festeggiano la libertà religiosa. Ricordano le lettere patenti di Carlo Alberto che nel 1848 concessero loro i diritti civili e politici. La libertà religiosa in Italia è una conquista piuttosto recente.
Gli articoli 7 e 8 della Costituzione italiana distinguono le confessioni religiose attraverso particolari legislazioni. La Chiesa cattolica ha un potere indipendente e sovrano accordatogli dal concordato previsto dai Patti lateranensi. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno eguale libertà di fronte alla legge e possono godere di autonomia stipulando intese con lo Stato italiano.
Un concordato è un trattato internazionale tra due poteri che convivono sullo stesso territorio. Il primo concordato della storia italiana fu quello tra Napoleone e la Chiesa cattolica (1802). La situazione attuale ha le sue radici nella nascita del Regno d’Italia (1861) e nella conseguente fine dello Stato pontificio (1870). La questione romana si infiammò dopo la presa di Roma da parte detto Stato italiano (1871) e il rifiuto del papa di accettare guarentigie (garanzie) unilaterali. I Patti lateranensi furono firmati in epoca fascista da Mussolini e dal card. Gasparri (1929). Il realismo politico della Santa Sede era in sintonia con il consenso piuttosto generalizzato degli italiani al fascismo.
Dopo la lotta antifascista e la liberazione l’Italia divenne una Repubblica democratica attraverso il Referendum (1946). La Costituzione (1947) sancì la forma di uno Stato laico che riconosce l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di religione (art 3). Netto stesso tempo la Costituzione accolse tra i suoi principi fondamentali i Patti lateranensi (art 7).
Un accordo di modificazioni consensuali al Concordato fu firmato da Craxi e dal card. Casaroli (1984) in una situazione diversa da quella del ‘29. Lo Stato italiano era democratico e la Chiesa cattolica aveva attraversato la stagione di rinnovamento del Concilio Vaticano II. La ratifica del Parlamento giunse con una maggioranza larghissima. Solo gli indipendenti di sinistra, laici e cattolici, votarono contro raccordo.
Lo Statuto albertino del 1848, con una formula ripresa dai Patti lateranensi, dichiarava che la religione cattolica apostolica e romana è la sola religione dello Stato. Gli altri erano culti tollerati Un protocollo addizionale al Concordato del 1984 considera non più in vigore il principio della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano. L'asimmetricità tra il concordato e le diverse intese tuttavia permane. Ragioni storiche e culturali fanno detta Chiesa cattolica un riferimento per lo Stato italiano. Il principio regolatore della relazione tra Chiesa e Stato non è la separazione ma piuttosto la collaborazione per il bene comune.
Le intese fino a oggi firmate dallo Stato italiano sono sei e riguardano: valdesi, assemblee di Dio, avventisti, ebrei, battisti e luterani. Le intese con i buddhisti e i testimoni di Geova sono già firmate ma non ancora approvate con legge. Sono state avviate le trattative di intesa anche con mormoni, ortodossi, evangelicali e hindu. In attesa restano i musulmani e molte altre confessioni (in Italia se ne contano più di duecento). Il caso dell'islam, quantitativamente la seconda religione d'Italia, è paradigmatico: l'urgenza di un'intesa è frenata dalla mancanza di un soggetto unitario. Come scegliere tra questi soggetti e con quali criteri? Come tenere conto della pluralità interna all'islam italiano?
Il problema si complica ulteriormente se si prende in considerazione il panorama complessivo. È possibile un’intesa con ciascuno dei movimenti religiosi presenti in Italia? Che senso avrebbero centinaia di intese differenti? (Quanto spazio occuperebbero le caselle per la destinazione dell'8 per mille sui modelli di dichiarazione dei redditi?). Per rispondere a tutte le domande d'intesa è allo studio una legge quadro sulla libertà religiosa.
Il rischio è che sia lo Stato a stabilire quali caratteristiche devono avere i movimenti religiosi. Il desiderio di una legislazione statale unilaterale rischia di portare a una effettiva limitazione detta libertà religiosa. A complicare ulteriormente il quadro è la risposta che gli italiani hanno dato in un recente sondaggio atta domanda: esiste un’autentica libertà religiosa in Italia? Hanno risposto sì l'86% dei cattolici. Il 52% delle minoranze invece dubita.
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