mercoledì 20 marzo 2024

Pregiudizi e pace

 


Io sono per la pace ma quando ne parlo essi sono per la guerra (Salmo 120,7)

Gesti di pace nascono dalla vita di persone che coltivano atteggiamenti di pace. Sono frutto della mente e del cuore di operatori di pace (Matteo 5,9). Sono possibili quando si apprezza la dimensione comunitaria della vita, così da percepire le conseguenze che certi eventi hanno sul mondo nel suo insieme. Gesti di pace creano una cultura di pace.

Sessantun’anni fa l’enciclica Pacem in terris (11 aprile 1963) ha saputo parlare di pace a un mondo diviso dalla cortina di ferro, proporre il bene comune universale, sollecitare processi di verità e riconciliazione. A questo tendeva la Giornata di preghiera per la pace di Assisi (24 gennaio 2002).

La regola d’oro presente in tutte le religioni - “Non fare agli altri quanto non vorresti fosse fatto a te” - tiene conto sia della sfera del desiderio sia dell’esistenza dell’altro. Va ben oltre il motto secondo cui la libertà di un individuo finisce dove inizia quella altrui. Quest'ultimo segue la logica economica della concorrenza, di un conflitto di interessi tra motivazioni individuali. La regola d’oro attinge al patrimonio spirituale di ciascuna religione e va oltre un'etica generale.

Nelle relazioni interreligiose, al dialogo delle opere, degli scambi teologici e delle esperienze religiose, si antepone il dialogo della vita (Dialogo e missione, 1984; Dialogo e annuncio, 1991). Ciò accade quando le persone vivono sentimenti di apertura e di buon vicinato, condividono gioie e dolori, problemi e preoccupazioni. La fede non dovrebbe essere uno spartiacque tra gli individui. Dove vi sono legami umani saldi e profondi, Dio è presente nel suo nascondersi.

“Lotto per la verità e posso anche credere di aver trovato la verità nella mia religione. Ma non sono il solo cercatore della verità. Se sono umile nella mia ricerca - cioè onesto -, non solo proverò rispetto per la ricerca degli altri, ma persino mi unirò a loro - non solo perché quattro occhi vedono meglio di due, ma per un motivo più profondo: gli altri (...) (sono) fonti di conoscenza. L’uomo non è solo un oggetto (...) ma anche un microcosmo e un mikrothéos, (...) un tempio dello Spirito Santo” (Raimon Panikkar).

Nella ricerca della verità ci apriamo al cambiamento degli inevitabili pregiudizi di cui siamo portatori.

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