Come lavoratori dell’Ente Arcidiocesi riteniamo che la realtà in cui prestiamo servizio sia una parte, seppur piccola e assai peculiare, della grande Chiesa ambrosiana. Come tale crediamo di svolgere, nel nostro lavoro per la diocesi di Milano, un ruolo ecclesiale, missionario, che ha a che fare con la testimonianza evangelica. Una missione fondata sulla Dottrina sociale della Chiesa e, in modo più specifico per noi, su quanto richiesto dal Sinodo 47° ed esplicitato nello Statuto della Curia attualmente in vigore. Riferimenti, questi, che sono normativi fino a prova contraria, ovvero fino a un prossimo Sinodo generale.
Ultimamente, tuttavia, l’Ente sembra mettere sempre più in discussione il ruolo ecclesiale del nostro lavoro, così come registriamo che sono venuti meno molti dei compiti che lo Statuto assegna ai singoli Uffici e Servizi, fino ad avere la sensazione di essere un corpo estraneo alla Chiesa per cui quotidianamente operiamo. Portiamo un paio di esempi recenti.
Riteniamo importante verificare il lavoro dei vari uffici con un bilancio di missione simile a quello di altri enti del terzo settore. Ma per farlo è assai discutibile utilizzare solamente criteri come il numero di incontri, il numero di persone partecipanti e il costo complessivo. A nostro avviso la natura peculiare dell’ente Arcidiocesi richiederebbe uno sguardo più ampio e profondo. Se fossero solo questi i criteri con cui fare un bilancio di missione della vita di Gesù, bisognerebbe concluderne che si è trattato di un fallimento, cosa che certo non è.
Riteniamo decisiva la proposta di costituire assemblee che,
lavorando secondo uno stile sinodale, siano in grado di leggere la realtà odierna
secondo criteri evangelici, con gli occhi della fede e di riconoscere casi,
situazioni, realtà, singoli accadimenti che hanno il sapore edificante di una buona
notizia. Non riusciamo tuttavia a capire perché, se questo cammino deve
coinvolgere anche laici, credenti, appassionati di umanità in una progressiva
responsabilizzazione pastorale, non si sia pensato di costituire una simile
assemblea all’interno dell’ente per cui lavoriamo. Molti di noi, infatti,
prendono parte in varie forme alla vita della chiesa ambrosiana e portano
quotidianamente negli organismi di Curia una sensibilità ecclesiale e uno stile
evangelico di servizio.