1. Sara Treves tutte le settimane passava a Paolo De Benedetti (PdB) i foglietti scritti da Dante Lattes che le arrivavano dall'Unione delle comunità israelitiche: letture ebraiche settimanali, Torà, Pirqe Avòt, Salmi. PdB li ha conservati e rilegati, riconoscendo in Dante Lattes il suo maestro di giudaismo, anche se non lo ha mai incontrato.
2. Idolo in ebraico è pasul, che significa scolpito,
e si riferisce alle immagini oggetto di venerazione: per PdB anche l’ortodossia
può essere vitello d’oro, idolo scolpito, fasullo.
3. Una volta alla settimana soltanto, cicale e
uccelli, per la delizia del sabato (óneg shabbát).
4. L’anno prossimo a Gerusalemme» (ha-shanah
ha-baah b-Jrushalaim) dicono gli ebrei a Pasqua dal tempo di Adriano.
5. Non solo i salmi uniscono nella preghiera le
varie chiese cristiane, divise altrimenti anche sui testi biblici, ma anche
uniscono cristiani ed ebrei. Se l’Antico Testamento è letto da loro in maniera
diversa, e quindi non veramente comune, l’uso dei salmi è invece il grande
incontro di tutti.
6. Ma quale pazienza di Giobbe! Giobbe è un
bestemmiatore, litiga con Dio... lo contesta e lo sfiducia.
7. Su questo piccolo testo di poesia (il Cantico
dei cantici), in ebraico solo 117 versi, ho lavorato nei miei anni giovanili.
Oggi probabilmente non tradurrei più così.
8. PdB scrive di vangeli con lo pseudonimo di Gamaliel,
il rabbi, maestro di Paolo di Tarso.
9. Se non osiamo accogliere la parte positiva di
Lutero, pecchiamo contro lo Spirito Santo.
10. Il Müns a Basilea, la cattedrale (ora
calvinista): dentro, con grande venerazione, ho trovato la tomba di Erasmo.
Uomo un po’ pelagiano, per i miei gusti predestinazionisti. Di là dal Reno, la
Chiesa con la Danza macabra. E l’università dove Carlo Barth insegna il suo
cristianesimo terribile.
11. A Berna, dall’altra parte del promontorio, a
strapiombo sul fiume, c’è la chiesa dei santi Pietro e Paolo che appartiene ai
Vecchi cattolici, ossia a coloro che si staccarono da Roma nel 1871 per non
accettare l’infallibilità pontificia.
12. In questa Ninive senza Giona che è Milano, con
otto ore di ufficio, tutto l’anno, io mi sento svuotare. Ho pochissimo tempo
per la lettura; e senza lettura, che cosa si scrive? Presto i serbatoi si
vuotano. Credevo di entrare tra i libri, e ne sono uscito. Milano è la
negazione di ciò che fa per me, il piccolo, il calmo, il provinciale.
13. Qualche volta mi par d’essere sofista, cioè di
saper dire, se voglio, anche quel che non è: e son pieno di sospetto. Per
questo ho gran bisogno del consenso altrui.
14. Ora mi son deciso a non studiare più nulla se non il Talmud, e a non leggere più nulla se non pochi libri già letti. Perché mi son convinto che la cultura e la saggezza han vie diverse, e questa passa per pochi libri e molto silenzio.
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