Mi appuntai una sua frase. Diceva che il compito dei cristiani è di annunciare la salvezza che per loro è insita solamente in Cristo. Ma è evidente che ciò va fatto rispettando da un lato la libertà di tutti gli uomini e dall'altro tutti i valori suscitati dallo Spirito Santo che 'soffia dove vuole'. Chiedeva di tenere sempre ben presente che il 'verbo incarnato' (in Gesù) ha sparso i semi di salvezza ovunque.
Mi iscrissi poi alla Facoltà teologica di Milano come uditore. Mi sentivo il protagonista di un cambiamento della mentalità comune. Ero dentro un processo che mi avrebbe condotto nella società del futuro. Una società più equa e aperta alle novità. Frequentai un corso sull'archeologia biblica tenuto da un prete brianzolo che oggi presiede un organismo vaticano.
Anche in questo caso mi appuntai alcune sue parole. Ricordava che la cultura biblica è frutto di un'osmosi di altre culture. Faceva notare che la stessa teologia cristiana ha come base l'incarnazione e che quindi l'intreccio culturale ha sostanzialmente contribuito alla rivelazione. Citava la Lettera agli ebrei dove dice (1,1) che la rivelazione è avvenuta in molte parti e in molte forme, in modo diacronico.
Ne conclusi che la verità non è monopolio di nessuno, se non (forse) di Dio.